Da Messina-Inter del 2005 a Udinese-Milan di sabato scorso. I cori razzisti verso il portiere rossonero Mike Maignan, che ha richiamato l’arbitro decidendo poi di abbandonare il campo per qualche minuto, hanno riportato inevitabilmente alla mente quanto accaduto al San Filippo con vittima l’allora difensore giallorosso Marc Zoro. L’ivoriano prese il pallone e interruppe il gioco in segno di protesta. Scene che ridiventano ancora tristemente attuali.
Zoro, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, si è schierato dalla parte del francese: “Cosa avrei fatto al posto di Maignan? Non sarei mai rientrato in campo. Ha fatto bene a fermarsi, ma sarebbe dovuto rimanere negli spogliatoi. Adriano a me disse di lasciar stare, ma in quel momento è impossibile ragionare. Covavo una grande rabbia, ero vicino alla linea di fondo. Ho sentito ululati, cori, insulti e non ci ho visto più. La soluzione? Chiudere lo stadio per sei mesi. È vero che parliamo solo di una piccola parte del tifo, se così si può chiamare, ma va dato un segnale. E Cioffi (l’allenatore friulano, ndr) ha sbagliato, non bisogna minimizzare. Ha avuto un atteggiamento da debole. L’Udinese dovrebbe giocare in un altro stadio per un po’, solo così le persone capiranno la gravità del gesto. E poi servono pene severe dalla federazione”.