Incontro piacevole con il nuovo capitano dell’Elettrosud Volley Brolo Riccardo Garofalo durante il quale, sorseggiando un buon caffè, si è approfittato per fare quattro chiacchiere per conoscersi meglio.
Buongiorno Riccardo innanzitutto presentati.
“Buongiorno a te e a tutti gli appassionati di pallavolo, il mio nome è Riccardo Garofalo ho 28 anni e sono nato a Palermo ma ho girovagato per tutta l’Italia, quest’anno sono a Brolo e sono il nuovo capitano del Volley Brolo”.
Cosa rappresenta per te la pallavolo?
“Rappresenta una passione che mi ha accompagnato per tutta la mia adolescenza e che per fortuna mi accompagna ancora adesso; è stata anche una fonte di guadagno con la quale sono riuscito ad avere un reddito per sostenere i miei studi”.
Come sei arrivato al volley?
“Tutto merito di mio padre. Da ragazzino ho iniziato con il calcio ma a 14 anni non mi divertivo più, mio padre lo capì e mi instradò nel mondo del volley”.
Come hai conciliato lo sport con lo studio?
“Non è stato certamente semplice ma con tanti sacrifici sono riuscito a laurearmi in Scienze Motorie. Giocando ai miei livelli l’attività sportiva occupa molte ore della mia giornata ma non volevo sprecare il tempo che rimaneva libero e l’ho dedicato allo studio. Trovandomi fuori sede ho sempre cercato di giocare in luoghi che mi permettessero periodicamente di poter affrontare gli esami. Oggi non rimpiango nella maniera più assoluta ciò che ho rinunciato per conseguire il mio obiettivo”.
Chi nella tua carriera sportiva devi ringraziare?
“Hugo Conte perchè mi ha trasmesso tanto come uomo e mio padre perché mi ha aiutato sempre a fare delle scelte oculate e impedito di strafare in modo tale di permettermi di migliorare anno dopo anno”.
Quale grande giocatore italiano di oggi e del passato della pallavolo hai ammirato di più?
“Senza dubbi Samuele Papi“.
E staniero?
“Il grande Gilberto Amauri de Godoy Filho detto Giba”.
La tua migliore formazione in assoluto di tutti tempi è…..
“Paolo Tofoli, Ivan Zaytsev, Giba, Papi, Simon, Bas Van Der Goor, Sergio“.
Descrivici come è avvenuta la tua trasformazione da palleggiatore a schiacciatore.
“Nella stagione che giocai in A2 con la Pallavolo Catania per esigenze di squadra dovetti assumere il ruolo di libero. Riuscii a giocare una buona gara e da quel momento in poi Hugo Conte mi schierò come settimo uomo in campo”.
Forse ciò è stato favorito dalla tua passione anche per il beach-volley?
“Certamente, sulla sabbia bisogna essere bravi in tutti i fondamentali”.
Quest’anno sei capitano della squadra, cosa ne pensi?
“Per me è nel contempo una responsabilità e un orgoglio e me ne faccio onore”.
Cosa rappresenta per te il tifo dei supporters?
“Giocare con gli spalti gremiti che ti sostengono incessantemente per tutta la gara ti da una carica agonistica che in caso contrario non avresti. Ho conservato un buon ricordo soprattutto dei luoghi in cui la tifoseria c’era vicina”.
E quando giochi in trasferta come reagisci al tifo avversario?
“Cerco di non lasciarmi coinvolgere emotivamente perché se non si riesce sono guai”.
Brolo un piccolo paesino della Sicilia come ti ha accolto?
“Nel migliore dei modi, tanta vicinanza e calore da parte della gente e poi io che sono nato a Palermo sono un amante del mare e a Brolo certamente non mi mancherà”.
Prime impressioni sull’inizio del campionato?
“E’ ancora troppo presto per dare un giudizio obiettivo ma il mio sesto senso mi induce ad essere ottimista, anche dopo la sconfitta casalinga con Lagonegro ho intravisto il bicchiere mezzo pieno”.
Chi vedi favorita in questo campionato?
“Il mio naturalmente è un giudizio sulla carta in quanto il successo non dipende solo dalla campagna acquisti ma anche da tanti altri fattori. La mia favorita al momento è Civita Castellana“.
Che rapporto hai con la preparazione e gli allenamenti settimanali?
“Da questo punto di vista sono una persona pignola, ho deciso di fare l’atleta e faccio vita da atleta. Seguo le istruzioni del mister e del preparatore atletico e mi comporto di conseguenza anche a tavola con un’alimentazione adeguata all’attività che svolgo”.
Riccardo ho potuto verificare di persona durante gli allenamenti ed in gara che il tuo nome rispecchia il tuo carattere, il tuo cuor di leone alla fine ti ha conferito il ruolo di capitano come intendi svolgerlo?
“La mia non è un’immagine costruita sono veramente così, passionale, sanguigno però sempre rispettoso degli altrui diritti”.
Descrivici cosa fai dal risveglio a fischio d’inizio gara?
“Sveglia ore 8,30, colazione con sottofondo musicale, rifinitura mattutina in palestra, pranzo con i compagni di squadra, riposino pomeridiano e merenda con sottofondo musicale. La musica di ogni genere, necessario però che sia una musica di buona qualità, è un’ottima compagna nel pregara”.
La tua più grande gioia sportiva?
“La vittoria del campionato italiano di beach-volley under 21 e la promozione dalla serie B2 alla serie B1 con la Pallavolo Messina“.
La tua più grande delusione sportiva?
“La retrocessione con la Pallavolo Catania, quell’anno tra tante difficoltà riuscimmo a giungere all’ultima di campionato ancora in lizza per la salvezza. Il destino volle che i nostri avversari, la Pallavolo Loreto, dovessero per forza conseguire una vittoria per la promozione diretta. Perdemmo e retrocedemmo solo per differenza dei punti. Fu una delusione tremenda, difficile da digerire”.
Cosa ne pensi di Samuele Papi che a 42 anni è ancora protagonista nella superlega?
“Vuol dire che si diverte ancora ed è giusto che continui a giocare, se viene meno l’entusiasmo è difficile sopportare le fatiche fisiche e mentali di uno sport come il nostro”.
Papi è l’ultimo rappresentante in campo della generazioni di fenomeni che ha reso il volley italiano grande nel mondo, adesso fatichiamo un po’, qual’è secondo te la giusta ricetta per risalire la china?
“Nonostante la delusione dell’ultimo mondiale il lavoro di Berruto è lodevole e nel lungo periodo porterà i suoi frutti. La scelta di far giocare un mix fra giocatori con esperienza e giocatori giovani non può che essere la strada giusta”.
Cosa pensi del principale sport in Italia, il calcio?
“In Italia è un obbligo seguirlo, in certe situazioni in caso contrario ti troveresti tagliato fuori dalle discussioni, ma la mia è solo una conoscenza da passatempo con gli amici”.
Come mai gli sport secondari, di cui il volley, fa parte non riesce a diminuire il gap esistente nei confronti del calcio?
“Le motivazioni sono molte, poca attenzione da parte dei media, poco interesse da parte delle aziende nell’investirvi, poche strutture per praticarlo, ecc….”
La Polonia al momento sembra la nazione guida del volley non solo perché ha vinto l’ultimo mondiale ma soprattutto per gli splendidi impianti, per un campionato molto competitivo e si è trasformata da nazione esportatrice di giocatori a nazione importatrice. Se avessi l’occasione accetteresti un’offerta dall’estero?
“Decisamente si, è un’esperienza che ti arricchisce soprattutto umanamente”.
Cosa ne pensi del doping nello sport?
“Ognuno è libero di fare le proprie scelte e da un punto di vista umano non li condanno. Non riesco invece a tollerare la scorrettezza nei confronti di un tuo compagno di allenamento che ha sofferto gli stessi tuoi carichi di lavoro e che viene accantonato solo perché si è barato”.
Esiste la solidarietà nel mondo del volley?
“La pallavolo non è un mondo a se, nel micro rispecchia la società in cui si vive. C’è solidarietà, c’è indifferenza e c’è anche falsa solidarietà”.
Cosa vedi nel tuo futuro?
“Finché il fisico resiste la pallavolo sarà protagonista delle mie giornate, nel contempo vorrei conseguire la laurea in fisioterapia e magari rimanere nel campo della pallavolo”.
Chiudiamo l’intervista con un messaggio rivolto ai tifosi.
“Il vostro capitano ci tiene a farvi sapere che abbiamo bisogno di voi perché la vostra presenza ci da ancor più voglia di vincere. L’impegno che mi sento di prendere con voi è quello di disputare assieme a tutta la squadra un campionato dignitoso. Vi aspetto per la prossima gara numerosi e calorosi”.