L’ultimo miglio. Quello che porta all’inferno (della retrocessione diretta) o al purgatorio (dei play out). La Stella Azzurra Viterbo è alla vigilia delle ultime due gare della regular season del campionato di serie B di basket: sabato alle 20,30 al PalaMalè contro Barcellona Pozzo di Gotto e la domenica seguente a Maddaloni per lo scontro che deciderà il destino delle due squadre. Chi vince, si va a giocare la permanenza con gli spareggi; chi perde va in serie C.
Coach Fanciullo, che giorni sono? Sul viso del coach i segni di una stagione vissuta sempre sull’orlo del baratro.
“Una stagione di rincorsa. Continua e spesso affannosa – attacca -. Per come eravamo partiti all’inizio e per tutto quello che è accaduto negli scorsi mesi, già essere padroni del nostro destino è un risultato importante. In altri contesti, non ci sarebbe stato da meravigliarsi se il gruppo avesse mollato da tempo e si fosse rassegnato a retrocedere. E invece siamo ancora qui a lottare con tutte le nostre forze per evitare il ko fatale. Non è poco, credetemi. In un’annata in cui è accaduto di tutto, il gruppo continua a lavorare con sacrificio e abnegazione. Andremo a Maddaloni a giocarci i play out al massimo delle nostre possibilità”.
Il presente e il futuro assai prossimo sono figli di quanto è accaduto nel passato… Coach Umberto sorride e la folta barba si increspa:
“Lo dico con tutta la convinzione. Io non credo alla sfortuna: credo invece nel lavoro, nell’applicazione, nella ricerca incessante di quel qualcosa che ti fa migliorare. E noi da questo punto di vista, abbiamo compiuto enormi passi avanti. Se si guarda al campionato che stanno disputando Riccardo Rovere e Giulio Cianci, allora ci si rende conto di quanto e come siamo cresciuti nei singoli e come collettivo. Però…”.
Però?
“Ci sono alcuni fatti oggettivi dai quali non si può prescindere. Abbiamo giocato 11-12 partite senza Marcante, che è il nostro faro in campo e fuori. E quando ne abbiamo dovuto fare a meno, abbiamo dovuto ricercare nuovi equilibri, nuove identità, un nuovo modo in di stare in campo. Abbiamo dovuto rinunciare per più di un mese a Fowler, che fino a quel momento era uno dei migliori del campionato nel suo ruolo e che da quando è rientrato non ha ancora ritrovato la condizione migliore. Da diverse settimane non c’è Cianci, che stava offrendo un rendimento eccellente: ne faceva 20 a partita e difendeva come un leone. Ecco, questi sono fatti. Ma ripeto che nel basket, come nello sport e nella vita, non esiste la sfortuna”.
C’è un rammarico particolare?
“Mi sarebbe piaciuto poter disporre di qualche giocatore d’esperienza in più. Questo davvero ci manca: saper gestire i momenti brutti, ma anche quelli buoni. Molti dei ragazzi per la prima volta nella loro carriera stanno giocando un campionato professionistico a questi livelli. Molti di loro non si sono mai ritrovati, se non raramente, tra le mani il pallone che può significare una vittoria. Ma non si vive di rimpianti: dobbiamo guardare avanti ed essere consapevoli che il nostro futuro è ancora nelle nostre mani”.
Come si spiegano quei black out prolungati, ormai purtroppo caratteristici di ogni partita? C’è sempre un quarto in cui la Stella Azzurra si spegne, come è accaduto anche sabato a Forlì…
“Con l’inesperienza. I momenti difficili capitano a tutti, ma gli altri li sanno gestire un po’ meglio, limitando i danni. Noi non ci riusciamo: è un limite, mi sembra scontato. Ma è un limite anche non saper approfittare dei momenti buoni, quando magari bisogna lavorare col cronometro e invece noi in quelle fasi andiamo al tiro troppo rapidamente, lo sbagliamo e alla fine ci becchiamo pure il contropiede. Ed è stato un limite non aver vinto partite che pure erano alla nostra portata e che ci avrebbero consentito di andare a Maddaloni con 4 punti di vantaggio”.
Il basket è sport dove i numeri hanno un peso fondamentale e la statistica dice inesorabilmente che spesso la squadra non ha varcato la soglia dei 60 punti realizzati: una quota che praticamente sempre impedisce di vincere contro chiunque e non solo in serie B.
“E’ tutto vero: non riusciamo a far canestro. Talvolta sbagliamo l’attacco, ma spesso lavoriamo bene e siamo in grado di liberare l’uomo per un tiro senza eccessive pressioni. Se però non buchiamo la retina… Devo aggiungere anche che negli ultimi tempi stiamo giocando meglio in difesa. E c’è un altro aspetto che va sottolineato: nelle partite in cui abbiamo vinto e in quelle in cui abbiamo espresso un buon basket, tutti (o quasi) sono riusciti a dare un contributo significativo. Se questo non accade, cioè se a giocar bene sono in 3 o in 4, siamo sempre destinati a perdere”.
Magari ci si aspettava qualcosa in più dagli arrivi del mercato suppletivo.
“Non mi piace focalizzare l’attenzione sui singoli. Io sono convinto che se Di Coste e Cattaneo avessero lavorato con noi da agosto, sicuramente oggi offrirebbero un rendimento migliore. Sono arrivati in una fase difficile quando eravamo senza Fabio e senza Luca; non è facile inserirsi in una squadra che lotta ogni domenica per restare a galla”.
E’ il momento della sintesi, coach…
“C’è poco da aggiungere. Io ci credo fermamente e con me tutti i ragazzi. A Maddaloni ce la giocheremo secondo le nostre possibilità. Se non abbiamo mollato finora (e c’era il forte rischio che accadesse), non lo faremo sicuramente nell’ultima partita”.
Il pallone sarà molto pesante per tutti…
“Infatti. E ho pure la sensazione che sarà una partita dal punteggio basso in cui conterà di più una buona difesa che un buon attacco. La nostra rincorsa continua…”.