In estate le querelle giudiziarie hanno monopolizzato l’attenzione, con il Messina che soltanto a fine agosto ha ottenuto finalmente un posto in Lega Pro, dopo una pronuncia che in primo grado aveva sorriso invece alla Vigor Lamezia. Adesso, a suon di risultati, il campo e la tattica hanno riconquistato la copertina. Eppure, nelle ultime ore, il processo di terzo grado aveva restituito qualche speranza al club calabrese, che poi si è visto definitivamente bocciare ogni istanza.
Ad illustrarci nel dettaglio tutti i passaggi il legale messinese Giovanni Villari: “Quelle che sembravano semplici voci di corridoio sono state invece confermate. In prima battuta infatti la Procura Nazionale presso il Coni, che è completamente sganciata da quella della Federcalcio, sovvertendo i pronostici ed in modo piuttosto sorprendente, ha ritenuto di dover chiedere al Collegio di Garanzia l’accoglimento dei ricorsi presentati dalla Vigor Lamezia e da tutti gli ex dirigenti, con l’esclusione del direttore sportivo Fabrizio Maglia. A loro avviso non vi erano elementi sufficienti per vedere riconosciuta la responsabilità diretta di Claudio Arpaia, il presidente, e quindi della società”.
La Procura che ha preso il posto di Palazzi e Tornatore, protagonisti nei primi due gradi di giudizio di fronte al Tribunale Federale Nazionale ed alla Corte di Appello Federale, ha chiesto quindi di mettere da parte il pugno duro. Ovviamente opposto l’atteggiamento dell’ACR Messina e della stessa Figc, che hanno auspicato invece il rigetto dei ricorsi.
Il Collegio di Garanzia si trovava davanti ad un bivio ed avrebbe potuto accogliere le richieste della Procura e quindi della Vigor Lamezia in due differenti modi, come rimarca Villari: “O rinviando le carte alla Corte Federale per ulteriori approfondimenti, oppure senza alcun rinvio e quindi investendo del problema direttamente il presidente Tavecchio, che avrebbe dovuto individuare una soluzione utile per fare rientrare il club tra i professionisti tramite una riammissione tardiva. Il merito d’altronde era stato discusso nei primi due gradi di giudizio ed in questa fase ci si concentrava soltanto sulla legittimità. Per i giudici non vi erano né violazioni di legge o di regolamenti né un eccesso di motivazione. I ricorsi invece sono stati rigettati e quindi questa lunga parentesi giudiziaria si può considerare un capitolo chiuso. I lametini restano in serie D, il Messina in Lega Pro senza più alcun dubbio”.
Chiuso il primo fronte, la società presieduta da Natale Stracuzzi può concentrarsi su un’altra annosa vicenda, l’effettiva quantificazione dei debiti ereditati dalla gestione Lo Monaco, che erano stati stimati in una somma di poco superiore ai 700.000 €. Villari ammette che si sta vivendo una fase cruciale: “Ci sono pervenute parecchie richieste di pagamenti e quindi stiamo facendo delle opportune valutazioni. Il mio studio verificherà se questi debiti erano già sussistenti o meno in fase di cessione. Non a caso alcune contestazioni al precedente presidente sono già state mosse”.
Si cerca infine di sanare la questione legata all’utilizzo dell’acronimo “Associazioni Calcio Riunite”, formalmente di proprietà di una società di Lo Monaco. “Con la controparte stiamo interloquendo su varie questioni, anche relative alla titolarità del marchio”. Nonostante il grande rendimento del gruppo affidato ad Arturo Di Napoli abbia spostato l’attenzione sul rettangolo di gioco, continua a rivestire un ruolo fondamentale anche l’operato degli avvocati che assistono il club.