Quattro colleghi (Fabio Mazzeo, Rosaria Brancato, Emilio Pintaldi e Sergio Magazzù) lanciano un appello finalizzato ad onorare la memoria del giornalista messinese più amato, scomparso prematuramente nella serata di lunedì. Riportiamo integralmente il loro intervento.
Non c’è niente di personale. Non chiediamo che una strada di Messina porti da domani il nome di Mino Licordari perché è stato il maestro di tutti noi e dei colleghi giornalisti, tecnici, amministrativi e pubblicitari di tutte le emittenti televisive della città. Non è questo un fatto che riguarda noi; e, in fondo, questa faccenda non riguarda Mino. Intitolare una strada di Messina a Mino Licordari riguarda soprattutto Messina.
Noi siamo testimoni oculari, e dal 1986 complici, dell’amore incondizionato tra Mino Licordari e Messina. Magari in silenzio, nel segreto di una stanza, in questi ultimi 30 anni, forse qualcun altro ha amato Messina quanto Mino. Ma nessuno ne era ricambiato come lui. E in questo c’è tutta la differenza di Mino con gli altri: Messina amava Mino. Ne siamo testimoni. E chi non lo ha conosciuto non provi a confinarlo in un’attività, in uno schema, neppure in un’astrazione creativa, in un’icona pop provinciale. Licordari era semplicemente Licordari.
Noi siamo testimoni di come con mezzi artigianali creasse ogni giorno la TV del futuro, ma siamo testimoni di come riuscisse soprattutto a fare di ogni voce della città una componente del coro Messina. Siamo testimoni di tutti i suoi “sì” a chiunque volesse ascolto, i suoi “s씑 a chi cercava la possibilità di raccontarsi, i suoi “sì” a chiunque gli chiedesse un consiglio, i suoi “sì” a chi avesse bisogno di una difesa legale e non aveva neppure le risorse per pagare la cancelleria, i suoi “sì” alla richiesta di rinunciare a soldi per finanziare con la pubblicità da lui raccolta anche trasmissioni nuove, che non lo convincevano, ma che voleva comunque vedessero la luce, perché c’erano ragazzi che reclamavano spazio e futuro. Ed era tutto da costruire.
Licordari parlava in messinese, pensava in messinese. La sua sintonia con la città era totale, e noi ne siamo testimoni. Ci sarà modo di raccontare centinaia di aneddoti, quelli che abbiamo vissuto in comune, insieme a quelli che ciascuno di noi conserva individualmente. Perché Mino aveva il talento dei rapporti, conosceva le persone, sapeva come e quando parlare a uno; e come e quando parlare a una comunità, fosse la redazione, fosse tutta Messina.
Licordari è la diretta della Vara, il calcio che passa dal racconto delle sfide al racconto degli uomini, è la cronaca di una città che interessa tutti se solo sai raccontarla, è la politica spiegata alla signora Maria “perché a lei che ha la quinta elementare e non ha tempo neppure per respirare devi dire quello che hanno deciso quegli scienziati”, è lui “leva sta parola chi ti capisciunu in tri”, è lui che dice “quello è troppo ricco per capire”, è lui che dice “la città è di tutti ma se non glielo ricordi ogni giorno con un servizio poi finiscono col dimenticarlo”, è lui che si affaccia al balcone e dice “ma quanto è bella Messina”.
Oggi Licordari perde la sua amata, ma noi siamo sicuri che la sua amata non voglia perderlo. Per questo chiediamo che un angolo, una strada, una piazza, porti il nome di Mino Licordari. Anzi, non è questo un fatto nostro, personale. E’ Messina a chiederlo.
E’ già stato aperto un gruppo Facebook ed è lì che i cittadini potranno apporre le loro firme. La prima richiesta verrà trasmessa subito alla Giunta Comunale, che se lo riterrà opportuno dovrà poi trasmettere la pratica al Prefetto di Messina. Per le persone decedute da meno di dieci anni occorre una deroga da parte del ministro degli interni. Siamo certi di potere spiegare alle istituzioni l’importanza che ciò avvenga.