Ennesima giornata di passione in casa Messina. In assenza di comunicazioni ufficiali, arrivate soltanto alle 22 e 45, senza peraltro dettagli sulla formula del congedo del tecnico (esonero o dimissioni?), sono state le indiscrezioni a farla da padrone.
Prima il tentativo di riconciliazione operato dal presidente Pietro Sciotto, che sperava di riunire le forze, azzerando i dissidi che covavano sotto la cenere. Ma il direttore sportivo Fabrizio Ferrigno non ne ha voluto sapere. La sua permanenza era alternativa alla conferma dell’attuale staff tecnico e vincolata anche ad un ulteriore “tesoretto” da investire sul mercato.
La corda si è spezzata ad un mese esatto dal suo sbarco in riva allo Stretto, dove però restano i cinque calciatori acquistati nel corso della sua gestione. Il cui contributo è stato fin qui quasi impalpabile, tra espulsioni (Bruno e Ragosta) e infortuni (Maiorano). Come d’altronde capita spesso quando si raschia il barile nel mercato degli svincolati.
A questo punto sono scesi in campo i tifosi, a quattro giorni dalla contestazione che aveva fatto infuriare il patron. Grazie all’apertura dei cancelli del “Franco Scoglio” (ma l’allenamento non era a porte chiuse?), in settanta si sono presentati addirittura a bordo campo. Qui i cori di sostegno alla squadra, chiamata a risollevarsi dopo le quattro sconfitte rimediate nell’arco di sei giornate, e soprattutto il chiaro invito al tecnico Antonio Venuto a farsi da parte.
Ovvia l’amarezza dell’ex allenatore di Milazzo e Due Torri, che a più riprese non ha voluto abbandonare una nave che aveva iniziato ad imbarcare acqua fin dai ritiri precampionato, svolti tra la provincia di Messina e la Sila. Forse il suo vero grande errore è stato quello di non gettare la spugna dopo le mancate firme di Porcaro e Gomis e tanti altri obiettivi di mercato sfumati, sia tra gli over che tra gli under. Già allora aveva capito che il ritardo accumulato e l’inesperienza di un sodalizio totalmente rinnovato avrebbero pesato oltremodo.
Ma per Venuto, dopo risultati sorprendenti conquistati su tante panchine in Sicilia e Calabria, la guida del “nuovo” ACR, pur non ancora sufficientemente strutturato e organizzato, era comunque il coronamento di una carriera, che si concretizzava dopo altri tentativi andati a vuoto. Adesso il tecnico lascia, sfiduciato dal campo, dove si è vista spesso una squadra senz’anima, lontana parente degli undici battaglieri da sempre proposti dal tecnico messinese, ma soprattutto dai tifosi, che cercavano un capro espiatorio e uno scossone dopo un inizio di stagione da horror.
Per l’undicesimo anno negli ultimi ventiquattro, dopo il terzo fallimento, si riparte dall’inferno dei Dilettanti. Ed anche se i campi non sono più polverosi come accadeva un tempo, basta poco per trasformare i sogni in incubi. Quello di Venuto, che non immaginava un epilogo così amaro, finisce qui. Sciotto e gli appassionati messinesi sperano di svegliarsi bruscamente da un sonno quanto mai tormentato.