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Messina

Venuto medita l’addio. Ma il flop del Messina ha più responsabili e nasce in estate

E sono tre. Dopo il Portici, la Cittanovese. Un’altra matricola, all’esordio in D, fa festa contro il Messina e smaschera tutti gli equivoci giallorossi. Era evidente fin dal ritiro che il ritardo accumulato rispetto al resto della compagnia avrebbe pesato, anche se una partenza così non se l’aspettava davvero nessuno.

Taverniti
Il provvidenziale salvataggio dell’ex Taverniti

I calabresi hanno colpito prima dell’intervallo, con un guizzo di Lavilla, sul quale neppure l’esordiente Prisco ha potuto nulla. Quinta rete incassata in tre gare per i peloritani, fin qui capaci di offendere soltanto all’esordio a Mugnano. L’organico, a mercato già chiuso, resta un cantiere aperto e la lunga serie di provini sostenuti tra la Sila e la Sicilia non ha certo consentito di creare una chimica di gruppo. I fatti raccontano di una squadra che in Calabria avrebbe meritato almeno il pari ma che è stata sovrastata atleticamente e fisicamente, nonostante i centimetri di Colombini, e di un reparto under non all’altezza. Sono stati tesserati troppi ’97 (Mosca è rimasto a casa e a turno capiterà agli altri coetanei), appena tre ’98 (per regolamento ne vanno schierati due obbligatoriamente nell’arco dei novanta minuti!) e due ’99, peraltro nello stesso ruolo. Motivo per il quale già da due settimane uno tra Carini e Mascari viene adattato a centrocampo.

Cocuzza
Cocuzza non è ancora riuscito a bagnare con il gol la sua quarta avventura messinese

Nella ripresa, quando è stato richiamato in panca un Lavrendi non ancora al top (il diretto interessato mise in guardia tutti sulla condizione da acquisire e sui reali obiettivi), l’ACR ha schierato ben sei juniores a fronte dei quattro imposti, a conferma delle carenze della panchina. Problematiche originate da un mercato al risparmio, condotto a più mani, direttamente dal presidente Sciotto, su consiglio del dg Carabellò e raramente sotto i dettami del tecnico, che gli obiettivi prefissati, da Dorato a Gallon, da Meloni a Catinali, da Porcaro a Gomis, se li è visti sfuggire sotto il naso. La panchina del Messina era il sogno di una carriera, spesa con costrutto tra la provincia e la Calabria. Dalla doppia promozione con il Milazzo, condotto poi a un passo dalla C1, al doppio miracolo con il povero Due Torri, dalla vana rimonta con l’Hinterreggio agli ottimi risultati nella “Primavera” con la Reggina.

Dagui
Un’uscita del portiere della Cittanovese Dagui

Avrebbe probabilmente dovuto chiarire in anticipo, con maggiore insistenza, le lacune dell’organico, cristallizzate adesso da una partenza che lo stesso tecnico ha definito “devastante”. Adesso anche Venuto è con le spalle al muro e, da tifoso prima che da allenatore, si è detto pronto a farsi da parte dopo la terza sconfitta consecutiva. Mentre il tecnico medita l’addio, è già il tempo delle scelte per il massimo dirigente Pietro Sciotto e l’ultimo arrivato Fabrizio Ferrigno, anche se a Cittanova a bordo campo si è rivisto perfino l’ex ds dell’Hinterreggio Carmelo Rappoccio. Se si deciderà davvero di cambiare, radio-mercato affianca già all’ACR l’ex Nello Di Costanzo, già due volte a Messina con alterne fortune, e Vincenzo Feola, compagno di squadra di Ferrigno a Casarano e vincitore per due volte della D con Savoia e Akragas. Il secondo, che vanta anche esperienze con Gladiator e Casertana, domenica ha seguito dal vivo la sfida tra Nocerina e Igea Virtus. Ma le prime tre gare dicono che non è soltanto un problema di manico.

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