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Un anno fa ci lasciava Giampiero De Leo, un genuino innamorato di Messina

Ricorre oggi il primo anniversario della morte dell’imprenditore Giampiero De Leo, ex vicepresidente del Città di Messina. Vittima di un male incurabile, con il club peloritano raggiunse la promozione in Serie D e poi i playoff nel massimo torneo dilettantistico. A Padova, la sua città adottiva, ed a Messina, dove era nato 63 anni prima, sono previste nel pomeriggio due messe in suffragio.

Giampiero De Leo
Una foto di Giampiero De Leo e il gagliardetto del Città di Messina

I funerali si svolsero proprio in Veneto, nella Basilica di Sant’Antonino, nella quale accorsero dalla Sicilia tanti messinesi e, per concelebrare al fianco di frate Giuseppe, il gesuita Felice Scalia e l’ex parroco della Consolata Salvatore Caione, da sempre molto vicini a De Leo, ospitato oggi dal cimitero dell’Arcella. Gli amici acquistarono anche una pagina de “Il Mattino”, per indirizzargli un’ultima lettera.

Ci piace riproporre le parole del compagno di mille avventure, l’ex presidente del Città di Messina Elio Conti Nibali: “Era un amico, un uomo genuino e generoso, un leader carismatico. Ha dato tanto, faceva sentire tutti importanti. Ha lasciato un grande vuoto”.

Il Mattino
La pagina de “Il Mattino di Padova” con cui gli amici hanno salutato De Leo

Il club nato dalle ceneri del Camaro per almeno un biennio offrì un calcio piacevole, senza però scalfire le certezze dei tifosi, che supportavano l’ACR, prima squadra della città. “Le dinamiche del calcio non gli appartenevano e lui si è scontrato purtroppo con una mentalità molto diversa dalla sua. Voleva provare a cambiarla in positivo, con la sua grande passione. Gli ultras del Messina comunque lo rispettavano e in seguito lo chiamarono, per chiedergli se poteva rimettersi in gioco e supportare la società”.

Personaggio coreografico, si è imposto con un modo di fare un po’ guascone e non passava inosservato neppure allo stadio o negli spogliatoi: “Portava il caffè agli avversari nell’intervallo o quando eravamo con la squadra le bottiglie a tavola appena mancavano. Anche nella sua azienda non si smentiva, offrendo a tutti la colazione nel briefing mattutino. Nel calcio trovò mise in gioco la propria messinesità, un po’ conflittuale”.

Giampiero De Leo ed Elio Conti Nibali
Giampiero De Leo ed Elio Conti Nibali

Nonostante si fosse trasferito da anni in Veneto, dove gestiva una grande impresa nel ramo dell’imprenditoria dei servizi e delle visure catastali, manteneva un legame fortissimo con lo Stretto: “Veniva in città per il piacere di prendere una granita, un pitone o le cozze, con la forchetta, per le quali si catapultava a Ganzirri. Era innamorato di Messina e non a caso rimproverava sempre chi buttava una carta per terra o chi non si impegnava adeguatamente sul lavoro”.

Il suo impegno nel calcio era nato proprio con l’obiettivo di scuotere una comunità troppo spesso arrendevole. Conti Nibali ricorda ancora: “Ci criticava perché sapeva che avevamo potenzialità inespresse in tanti ambiti. Non a caso a Padova molti suoi amici conoscono bene i messinesi, perché parlava soltanto della nostra città, del sindaco e della squadra di calcio”.

Giampiero De Leo
Giampiero De Leo ai nostri microfoni

Del Città di Messina aveva soltanto ricordi positivi: “Magnificava sempre il trio d’attacco che avevamo proposto nell’anno di D, composto da Citro, Tiscione e Saraniti. “Giocatori pazzeschi”, mi ripeteva. Per lui parlano le foto in cui era sempre sorridente. Ci ripeteva “Insieme si può” ed è stata una parentesi davvero piacevole”. Non possiamo che ricordarlo anche noi con affetto. Ciao Giampiero.

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