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“Turi Ferro – L’Ultimo Prospero” del messinese Daniele Gonciaruk a ExtraDoc 2020

Dopo essere stato presentato e accolto con entusiasmo alla 14^ Festa del Cinema di Roma dell’ottobre scorso, nella sezione “Omaggi e restauri”, il documentario di Daniele Gonciaruk, “Turi FerroL’ultimo Prospero”, sentito omaggio al grande attore catanese scomparso, approda al Maxxi, il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, selezionato al prestigioso Extra Doc Festival, curato da Mario Sesti che assieme all’attore e regista messinese e ad alcuni dei protagonisti lo presenterà l’11 marzo prossimo alle ore 19.

Il docufilm di Daniele Gonciaruk “Turi Ferro – L’ultimo Prospero” è un’opera che va oltre il documento-testimonianza, inglobando tutta una serie di significati che emergono a mano a mano che ci si addentra nella sua visione. Assieme all’iter professionale, il film mette in luce quei tratti della personalità artistica di Ferro che hanno attirato e sorpreso i grandi interpreti del cinema e del teatro con i quali il maestro catanese aveva stabilito un rapporto professionale.

Turi Ferro al trucco
Turi Ferro al trucco

Lo testimoniano i contributi di Paolo Taviani, Lina Wertmuller, Gabriele Lavia, Fioretta Mari, del collega e amico Giulio Brogi ma anche il ricordo inedito della grande Mariangela Melato, legata a Turi Ferro da affetto e stima profondi. Non mancano, per omaggiare un testimone della più autentica sicilianità, i racconti di altri artisti dell’isola, tra cui Leo Gullotta, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina e Fulvio D’Angelo, oltre al contributo della stessa figlia di Turi, Francesca.

Le parole del regista
“Turi Ferro – L’ultimo Prospero” nasce da un rapporto personale di Gonciaruk col grande maestro, instaurato durante la tournée de “La Tempesta”, opera testamento di William Shakespeare, diretta nel 1997 dal figlio Guglielmo Ferro. “Il titolo non è casuale – spiega il regista messinese – perché nello spettacolo Prospero, il protagonista del testo, incontrava il suo “gemello” Turi, creando un’alchimia straordinaria. Quando mi sono reso conto che la memoria di Turi stava svanendo, consegnando all’oblio un certo modo di concepire il teatro, ho voluto rivedere quello che da allievo avevo ripreso con una piccola videocamera durante le prove dello spettacolo. Da quel filmato rudimentale è scaturita la decisione di ricucire il filo della memoria e ridare voce ad un grande interprete, andando alla ricerca di ulteriore materiale di repertorio, ma anche di quelle voci che avrebbero potuto ancora rendere testimonianza di un artista cosi “unico”.

Prodotto insieme alla Zattera dell’Arte di Ninni Panzera, il documentario si avvale dell’importante contributo tecnico della Laser Film, che ha permesso il recupero del vecchio materiale girato e soprattutto del sonoro. Il film vanta inoltre di una preziosa collaborazione con RaiTeche che ha fornito molte interessanti immagini di repertorio insieme a quello gentilmente concesso dal Teatro Stabile di Catania di cui Turi Ferro era stato uno dei fondatori oltre che soggetto di riferimento artistico per moltissimi anni.

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