La seconda cinquina casalinga incassata dal Messina nei primi 45’, ad appena una settimana di distanza dalla precedente, rappresenta una nuova mortificazione alla quale società, tifoseria e squadra non erano evidentemente preparate. Contro la Casertana i peloritani sono stati protagonisti di un avvio discreto, per quanto timido, ma come spesso è avvenuto in queste prime sei giornate hanno iniziato a sbandare di fronte ai primi affondi di un avversario tosto e competitivo.
Basti pensare che Gregucci era privo di quattro centrocampisti e si è concesso il lusso di spedire in tribuna Ricciardo, attaccante che è stato un punto di forza di Melfi e Milazzo e rappresenterebbe un terminale di lusso per il Messina. Dopo l’acuto di Antonazzo, agevolato da una grave topica difensiva, è stato l’ispirato Bianco, che aveva già castigato il Cosenza, dalla lunga distanza, in stile Roberto Carlos, a mettere il punto esclamativo sul successo dei campani. A quel punto il Messina si è sciolto ed è stato necessario rispolverare il pallottoliere anche in virtù dell’opportunismo di Alessandro, che ha sfruttato un’azione insistita di Cissè, e della prodezza di Mancosu. Il rigore guadagnato dal neo entrato Bonanno e trasformato da Stefani è valso soltanto il gol della bandiera. Questa volta perfino gli inossidabili sostenitori giallorossi hanno detto basta ed il secondo tempo si è giocato in un San Filippo in silenzio, per via dello sciopero del tifo.
A fine gara soltanto Grassadonia è uscito tra gli applausi mentre dirigenza e calciatori hanno incassato bordate di fischi. In realtà qualche responsabilità se la deve assumere anche lo staff tecnico, capace un anno fa di stravolgere sul mercato ed in campo un gruppo trascinato dai bassifondi fino al primo posto. Le squalifiche di Altobello e Silvestri e l’ennesimo infortunio di Bjelanovic, fin qui un oggetto misterioso, non bastano a spiegare un’altra batosta inaccettabile. La mancanza di personalità e di una reazione d’orgoglio preoccupano più dell’innegabile carenza di qualità, che ha fruttato ben cinque sconfitte nelle prime sette uscite ufficiali. Il Messina si è confermato incapace di creare valide trame di gioco e si è sgretolato alle prime difficoltà.
Barletta, Lupa Roma e Matera avevano già evidenziato lacune che avevano esaltato le peculiarità dei loro singoli. Al San Filippo si è capito perché Carrus e Bianco hanno una lunghissima militanza in B alle spalle, mentre Mancosu ha mostrato numeri degni del più noto fratello che milita nel Trapani.
Non pagano evidentemente neanche gli esperimenti: non è bastato arretrare Donnarumma per tappare le falle di una retroguardia che con questo assetto appare evidentemente troppo esposta agli attacchi avversari. Non hanno prodotto benefici neppure il dirottamento di Benvenga sulla corsia opposta, peraltro già testato contro la Lupa Roma, né la proposizione di Izzillo e Vincenzo Pepe a ridosso dell’unica punta Orlando. Pesano anche l’addio anticipato di Esposito, uno dei pochi a mettersi in evidenza nel corso del ritiro precampionato, così come le rinunce a Quintoni e Bernardo, che avrebbero potuto alleviare le cocenti difficoltà sulla fascia sinistra e nel reparto avanzato, a costi abbordabili. Dei numerosi addii (Ferreira, Maiorano, D’Aiello, Squillace, Guerriera) se n’è già parlato a più riprese ed i sedici acquisti operati nel corso dell’estate richiedono evidentemente tempo per essere metabolizzati.
Ma società e staff tecnico dovranno lavorare soprattutto dal punto di vista psicologico, se è vero che il Messina è riuscito ad incassare quattro cartellini rossi in una settimana, con Enrico Pepe e soprattutto l’esordiente Bortoli, capaci di pagare con la doccia anticipata falli di frustrazione, con la squadra che aveva peraltro già abbondantemente compromesso l’esito della gara. La proprietà ha disposto intanto il ritiro anticipato al San Filippo ed il ritorno in campo immediato in vista della sfida di sabato prossimo al Lecce di Miccoli e Moscardelli. I pugliesi hanno sofferto a lungo la Paganese, piegata con la seconda marcatura stagionale dell’ex bandiera del Palermo, devono ancora oliare tanti meccanismi ma rappresentano pur sempre un collettivo solido, dotato da alcune individualità di spicco.
Ultima nota la merita il dato relativo alle presenze: soltanto qualche mese fa per Messina-Casertana e la relativa “giornata giallorossa” al San Filippo si registrarono 5.000 spettatori. Adesso, nella categoria superiore, ci si è fermati a 2.000. Determinanti l’entusiasmo ai minimi storici e l’aumento del prezzo dei tagliandi: troppo cari, nonostante le sei reti ammirate sotto la Curva Sud… La tifoseria campana, molto più numerosa a Reggio Calabria, ha preferito peraltro rinunciare alla trasferta per protesta contro i 20 € richiesti per il settore ospiti, ritenuti eccessivi. Al di là degli elevati costi di gestione imposti dalla Lega Pro unica, la politica adottata dalla proprietà si è rivelata un boomerang, tanto che in vista della prossima gara la società ha già annunciato che adotterà la fascia “B” (15 € per la Curva, 20 per la Tribuna) anziché la “A” (20 e 30 nei due rispettivi settori). Ma la gente si attende un’inversione di marcia anche sul fronte dell’impegno e della generosità.