E’ per tutti il “Cobra”, soprannome che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera e che ancora oggi lo identifica. Negli anni Ottanta e Novanta Sandro Tovalieri è stato tra i bomber più importanti del calcio italiano: Roma, Ancona, Arezzo, Bari, Atalanta e Cagliari tra le tante maglie che ha indossato. La stagione 1986-97, disputata in Serie A con l’Avellino, lo ha fatto però entrare di diritto nei cuori dei sostenitori biancoverdi. Alla festa organizzata dall’Avellino Club Roma nella Capitale è stato dunque tra gli ospiti d’onore: “Mi ha fatto molto piacere ricevere l’invito, ho incontrato tante persone cui sono legato. Questo affetto è per noi giocatori motivo di grande soddisfazione perché evidentemente si è lasciato un bellissimo ricordo. Avellino ha rappresentato praticamente l’inizio della mia carriera ed a quella maglia mi legano bellissimi momenti”.
Oggi è responsabile del settore giovanile del Pomezia, squadra della sua città. Inevitabile un paragone con il calcio di oggi, così distante da quegli anni nei quali era protagonista in campo: “Era un calcio diverso. Eravamo più attaccati alla maglia ed ai tifosi, tanto da partecipare alle feste con loro in grande tranquillità. Oggi questi valori si sono persi e fa piacere che quelli delle vecchie generazioni si ricordino di noi. Vuol dire che abbiamo lasciato una traccia importante”.
Tovalieri amava, non a caso, le piazze calde: “Quasi bruciavano… (scherza il “Cobra”, ndr), però caratterialmente mi piacevano proprio le piazze calde. Le preferivo infatti a quelle più tranquille perché mi trasmettevano stimoli particolari e la voglia di dare sempre il 100%. Certo, bisognava stare rinchiusi in casa, la gente si stava aspettava tanto da noi ed eravamo anche molto controllati dalle società”.
Con un ex messinese, Igor Protti, ha formato dal ’92 al ’95 con la casacca del Bari un tandem offensivo particolarmente prolifico, capace di infiammare il “San Nicola” sia in B che in A. E poi quell’esultanza così curiosa a contraddistinguerli… “Con Igor formavamo una coppia tra le più belle. Festeggiavamo i gol con il famoso trenino, un’esultanza particolare. A Messina lo ricorderanno di certo con grande affetto. Io lo sento tutt’ora, abbiamo vissuto momenti calcistici importanti regalando al Bari tre anni importanti e anche al di là del calcio, con le nostre rispettive famiglie”.
Contro il Messina il “Cobra” ha invece giocato quando vestiva la maglia dell’Ancona. Il ricordo relativo alle sfide dei campionati cadetti 1990-91 e 1991-92 è ancora nitido: “Il “Celeste” era uno stadio ostico, con tutta quella gente lì vicina, attaccata al rettangolo di gioco. Era difficile centrare anche un pareggio. Con l’Ancona nel ’91 finì 0-0, ma era una trasferta assai insidiosa. Messina viveva di calcio ed ora auguro davvero il meglio ad una piazza che merita di tornare nelle categorie che le competono”.