Per il Messina è l’ennesima estate di attesa e temporeggiamento. Alle incertezze societarie, che già avevano caratterizzato la preparazione all’ultimo campionato, quando la squadra venne allestita in grande ritardo, si sono aggiunte infatti le conseguenze dell’inchiesta giudiziaria in cui sono coinvolti anche i vertici dirigenziali dell’ACR. Sul punto è necessario però fare un po’ di chiarezza. Per ciò che concerne gli aspetti prettamente penali è evidente che i tempi si annunciano lunghi, probabilmente lunghissimi. La chiusura delle indagini è ancora lontana e gli stessi inquirenti sono consapevoli che la parola fine potrebbe essere scritta soltanto tra svariati mesi, nonostante le ammissioni del presidente del Catania Antonino Pulvirenti.
Un po’ come è avvenuto a Cremona o potrebbe accadere a Catanzaro, dove altre Procure hanno smascherato le anomalie del sistema calcio. E d’altronde anche il caso del Matera, appena punito con 4 punti di penalizzazione per un illecito che risaliva ad un anno e mezzo fa (marzo 2014), è esemplificativo, anche se in quel caso la Procura Federale della Figc ha lamentato il ritardo con il quale la magistratura ordinaria avrebbe trasmesso le carte.
La posizione del club etneo è quella più rilevante ed al momento non sono neppure all’ordine del giorno le audizioni dei tre dirigenti del Messina che hanno ricevuto un avviso di garanzia e sono assistiti dall’avvocato catanese Franco Passanisi. L’impressione è che l’interrogatorio di Pietro Lo Monaco si terrà soltanto in una seconda fase, mentre non è scontata che vengano ascoltati anche il direttore sportivo Fabrizio Ferrigno e l’amministratore delegato Alessandro Failla. Dopo l’estate la Procura di Catania potrebbe addirittura valutare una separazione del processo, con lo stralcio d’inchiesta relativo al Messina (indagato per il match con l’Ischia) che per competenza passerebbe alla Procura della città dello Stretto.
Opposti gli scenari relativi alla giustizia sportiva, chiamata ad esprimersi molto prima, possibilmente entro la fine di agosto. Il via dei campionati di B e Lega Pro slitterà di una o due settimane, con la riduzione degli organici di terza serie che rappresenterà un assist indiretto (meno squadre, meno turni infrasettimanali per recuperare il tempo perduto…). Carlo Tavecchio d’altronde ha già annunciato che farà ricorso al comma 11 dell’articolo 33 del Codice di Giustizia Sportiva, che attribuisce al presidente della FIGC “la facoltà di stabilire modalità procedurali particolari ed abbreviazione dei termini previsti, nei casi particolari in cui esigenze sportive ed organizzative delle competizioni impongono una più sollecita conclusione dei provvedimenti”. Verranno così accorciati i tempi di chiusura delle indagini, altrimenti fissati in 120 giorni.
Difficile comunque definire con certezza gli scenari futuri. Ai nostri microfoni lo sottolinea anche il legale campano Eduardo Chiacchio, che in passato ha assistito proprio l’ACR ed oggi tutela nei processi il Teramo ed il Catania, due club che potrebbero presto perdere il loro posto in serie B: “La palla è passata ai penalisti. Attendiamo le audizioni, che interesseranno in particolare il Teramo. Dovremmo farcela entro il 21 agosto ma non è una certezza. È impossibile sbilanciarsi”.