Nonostante lo stop ormai definitivo al campionato di Promozione, il Città di Taormina prosegue negli allenamenti settimanali in forma individuale. Appuntamenti utili per monitorare la crescita dei ragazzi del settore giovanile, sotto lo sguardo dei tecnici Lu Vito e Lombardo e con i consigli dei ragazzi della prima squadra più esperti come Quintoni, Mannino ed Emanuele.
Con loro è sempre presente anche Lamin Sanneh, che si sta anche prodigando persino come preparatore dei portieri dei Giovanissimi: “La società mi ha dato questa opportunità e sto cercando di condividere con i ragazzi tutte quelle piccole cose ho imparato dai miei allenatori. Però al ruolo di allenatore preferisco quello di giocatore. Purtroppo quest’anno ci siamo dovuti fermare dopo poche partite, eravamo pronti per vincere il campionato, ma anche dopo lo stop siamo sempre stati sul pezzo, prima con gli allenamenti individuali e poi con quelli in gruppo. La società era stata brava ad allestire un bel gruppo, fatto di ragazzi bravissimi e sempre pronti ad aiutarsi. Come Simone Rotella, un grande amico con cui non è mai esistita rivalità. È un numero uno e siamo andati sempre d’accordo, dandoci dei consigli e aiutando anche i più piccoli che si sono uniti alla prima squadra durante la preparazione”.
Ma cosa vuol dire per Lamin Sanneh giocare in porta? “È un ruolo fondamentale, non semplice, perché sei solo e devi stare sempre concentrato. Mi è piaciuto sempre fare il portiere, anche quando da piccolo giocavo con i miei amici in Gambia per strada. Ma è stato in Italia che ho deciso di provare a fare del calcio un lavoro, farlo diventare un sostegno per quella che sarà la mia vita futura”.
Classe 1999, nato in Gambia, Sanneh racconta la sua storia. Dalle partite per strada con i suoi amici di infanzia, fino all’approdo in Italia e all’accoglienza ricevuta: “Sono arrivato in Italia il 22 gennaio 2016 con il barcone insieme a tanti altri ragazzi. Sono stato portato a Fondachelli Fantina, il primo centro di accoglienza nel quale sono stato, poi mi hanno trasferito al centro Amal a Messina e infine sono andato a Bronte. Ho conosciuto ovunque persone eccezionali che mi hanno accolto sempre a braccia aperte”.
Poi l’approdo in pianta stabile in riva allo Stretto: “Proprio con i ragazzi del centro d’accoglienza di Bronte abbiamo fatto un amichevole con il Camaro, sono stato notato dai dirigenti neroverdi che hanno visto in me delle potenzialità e mi hanno proposto di andare a giocare con loro. Lì è iniziata davvero la mia vita a Messina e il Camaro è stata una grande famiglia: ho subito legato con Pantano e Ginagò, che ho ritrovato quest’anno a Taormina, e quegli anni sono stati eccezionali. Sono cresciuto con l’aiuto del preparatore Pino Aneri, ho lavorato con un gruppo di professionisti e mi sono divertito, arrivando fino alle semifinali nazionali con la Juniores. Poi ho incrociato Maurizio Lo Re e Giovanni Cardullo che mi hanno accolto benissimo e non mi fanno mancare niente. Devo solo ringraziare loro e il presidente Mario Castorina per avermi dato l’opportunità di far parte del Città di Taormina”.