Sasà Sullo può essere soddisfatto dopo il pareggio con il Palermo, che paradossalmente sta stretto all’avversario sulla carta meno quotato: “I complimenti vanno alla squadra. Rispetto a Pagani è un pareggio differente contro un avversario diverso. Con il direttore Argurio ci ripetevamo che meno di un mese fa qui non c’era niente. La squadra sta facendo i primi passi. Il Palermo è una grande squadra ma migliorando ce la possiamo giocare anche con loro”.
La ricetta del tecnico è sempre la stessa: “Dobbiamo pedalare in settimana e giocare con la testa alta in campo. Il gol che abbiamo subito è arrivato su una nostra ripartenza: abbiamo appoggiato male e ci hanno infilato. Faremo tanti altri errori, speriamo di analizzarlo e di non ripeterlo o di commetterne meno. Dobbiamo ragionare non sugli episodi ma sulla crescita, che ci porterà lontano. La perfezione non esiste, ma probabilmente potevamo andare sul 2-0 o anche avere un uomo in più. Avrebbe fatto la differenza”.
Hanno influito le tre settimane in meno di preparazione ma anche la presenza di quattro volti nuovi rispetto a Pagani. Sullo non si nasconde: “Con quattro difensori ci siamo allenati soltanto due volte fino ad oggi. C’erano calciatori che avevano svolto il ritiro con altre squadre, altri non si erano allenati. Il campionato non si può fermare per noi, rendere omogenea la preparazione richiede tempo”.
La reazione dei rosanero era inevitabile: “Il Palermo ha avuto un paio di occasioni in tutta la gara. Abbiamo disputato una gran partita, era normale soffrire venti minuti. Ma non dobbiamo essere presuntuosi. Siamo molto lontani dal nostro massimo. Dobbiamo capire bene chi siamo. Busatto? È un 2002 che in un derby così è entrato bene e ha creato subito due grandi occasioni”.
Il tecnico è stato poi altrettanto chiaro sul vero obiettivo stagionale: “Nello sport bisogna sempre ambire al meglio, perché rappresentiamo una città e colori importanti. Avremmo anche potuto vincere. L’orgoglio più grande è che c’erano tre tifosi a Castellammare, oggi erano già trecento. Il mio sogno? Non è vincere il campionato, perché quello può sempre succedere. Il sogno è riempire lo stadio. Quando lo riempiremo avremo raggiunto tutti i nostri obiettivi, ci proveremo”.
La palma di più sfortunato va a Matese, costretto a lasciare il campo in barella: “Ha collezionato 30 presenze l’anno scorso, è duttile, farà carriera. Ha fame e tecnica. È coetaneo di mia figlia, guarda poco i telefonini: un fattore non da poco perché fa parte di una generazione che invece pensa poco”.
Il Messina cambierà volto strada facendo: “Si aggregheranno Vukusic, Marginean e Milinkovic. Si dovranno integrare ma la squadra viene sempre prima. Conta lo scudetto che io ancora non ho sul petto. Vedere l’esultanza del secondo portiere o di chi non gioca è la cosa più importante, stiamo creando un bel gruppo”.