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Storari: “Troppa differenza tra A e B. Si aiutino categorie minori e giovani”

L’ex portiere del Fc Messina Marco Storari è stato ospite del laboratorio di Diritto Calcistico curato dal professor Francesco Rende presso l’Università di Messina e ha ripercorso idealmente gli inizi della sua carriera: “Ho iniziato molto presto a giocare a calcio, come tutti i bambini. A 17 anni sono andato via da casa e lì, per la prima volta, ho capito che avevo bisogno di essere seguito non più dai genitori ma da una persona dell’ambiente e quindi da un procuratore. Oggi sono cambiati i tempi: prima la gestione era molto differente, adesso già all’età di 13-14 anni, se non prima, queste figure si avvicinano ai giocatori”.

Marco Storari
Marco Storari, dopo una lunga militanza alla Juventus da calciatore, studia da dirigente

Non è affatto scontato saper gestire popolarità e guadagni. Diventa quindi fondamentale essere affiancati da professionisti: “La carriera di un calciatore non è normale da tutti i punti di vista e avere qualcuno al proprio fianco è fondamentale. Quando è cresciuta la fama, verso i 22-23 anni, mi sono fatto aiutare dal mio procuratore e dagli avvocati nella gestione dei contratti, sia di calcio che pubblicitari. Da genitore, se dovessi indirizzare mio figlio verso un procuratore lo cercherei coadiuvato da uno studio di avvocati per farlo crescere in maniera perfetta. Saprei già come muovermi, bisogna affidarsi a persone che hanno competenza nel mondo del calcio”. 

Storari
Storari in una fase di riscaldamento con il Milan (foto Carmelo Lenzo)

Come sarà il mondo del calcio dopo il Covid? “Bisogna farlo ripartire, non si può stare senza sotto tanti punti di vista, anche per quello che porta nelle casse dello Stato. Non penso ci saranno grandi cambiamenti, però bisogna migliorare le altre categorie che vanno dalla B alla C, riorganizzando un po’ tutto. C’è troppa differenza con la A ad esempio, bisogna intervenire per far crescere in modo ottimale i tanti giovani che fanno gavetta e farlo diventare più interessante a chi segue”.

L’ex calciatore, originario di Pisa, ha chiuso la carriera con oltre 400 presenze, quasi tutte nel massimo campionato, collezionando comunque vasta esperienza anche nelle categorie inferiori: “Per tanti motivi, legati anche alle esigenze e alle disponibilità economica delle società, c’è quella che può permettersi due direttori sportivi, chi uno solo e chi nemmeno un direttore generale, perché quel ruolo lo ricopre lo stesso presidente. Io ho giocato dall’Interregionale alla serie A, passando quasi per tutte le categorie, tranne dall’ex C2. In ogni realtà mi sono accorto che c’erano delle differenze”. 

Manitta, Salerno e Storari
Tre grandi ex numeri 1 del Messina: da sinistra Emanuele Manitta, Pippo Salerno e Marco Storari

Nel futuro di Storari c’è ora un ruolo dietro la scrivania: “Inizierò a lavorare da dirigente con la Juventus. Probabilmente se non ci fosse stata l’emergenza Covid avrei già cominciato. Sono molto contento: è stata la prima in questa emergenza a procedere alla riduzione degli stipendi, sono stati i bravi i dirigenti e il presidente, ma senza la collaborazione dei calciatori sarebbe stato tutto più difficile. Riparto da un club in cui tutto fila alla perfezione, ci sono tante figure che fanno in modo che tutto venga gestito al meglio”. 

L’ex portiere di Cagliari e Milan ritiene fondamentale il peso del gruppo: “I senatori sono lo zoccolo duro dello spogliatoio che quasi mai viene gestito dall’allenatore ma dai calciatori stessi, con delle regole precise. Quando ho cominciato ad essere anziano ne facevo parte anche io, diversamente da giovane ho trovato per fortuna i compagni ideali”. 

Marco Storari
Marco Storari al Cus Unime

Ma l’ex giallorosso, sarebbe sceso regolarmente in campo in tempi di emergenza sanitaria? “Da giocatore certi pensieri me li sarei fatti, non si riesce a distinguere con decisione tra soggetti asintomatici, tra chi è risultato positivo e chi è stato peggio. I giocatori sono comunque allenati e super curati, più al sicuro per certi versi”. 

Il 43enne ha bocciato invece la proposta del presidente della Lazio Claudio Lotito, che vorrebbe fare disputare una partita secca per assegnare il titolo: “Il campionato deve continuare, ci sono tante cose in ballo. Si giocherebbe ogni tre giorni, ma è giusto che continui. È stato un torneo avvincente fin quando si è giocato e sono da definire i verdetti per scudetto, Champions, Europa League e zona retrocessione”.

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