Pensare che una squadra con appena un paio di allenamenti nelle gambe potesse mostrarsi reattiva sul campo era probabilmente un’illusione. E puntualmente domenica anche a Marsala sono emersi tutti i limiti dell’Acr Messina, che escludendo l’ispirato Crucitti non trova la via del gol dal 15 dicembre.
La gestione di Karel Zeman si era aperta sotto i migliori auspici, con ben quattro vittorie in sei gare e le sconfitte – peraltro di misura – sui campi di Palermo e Savoia, assolute protagoniste del torneo. La pausa natalizia e l’annunciato richiamo della preparazione atletica avrebbero dovuto rappresentare il preludio alla rincorsa play-off, un obiettivo alla portata, anche se non sarebbe stato comunque semplice agganciare Fc Messina, Giugliano e Acireale, che sul campo di punti ne ha conquistati addirittura 46, appena quattro in meno dei campani secondi.
Il 2020 e la definitiva separazione dalla dirigenza del Camaro sono coincisi invece con un preoccupante calo psicologico e fisico, che per il terzo anno consecutivo porta ad accantonare con largo anticipo i propositi di primato.
In estate era stata lanciata a gran voce la sfida al Palermo, distante adesso 27 punti, che sarebbero trenta senza la vittoria a tavolino con l’Acireale. Il successo in un’altra vicenda extra-campo, con il rigetto del ricorso del San Tommaso sul tesseramento di Arcidiacono, mantiene almeno inalterato il margine di sei punti sui temuti play-out.
Ma a preoccupare è soprattutto la latitanza societaria. Il rinnovo dell’organigramma non è mai stato ufficializzato né sono state smentite le indiscrezioni stampa relative a un paio di mensilità arretrate che sarebbero vantate dalla squadra né quelle sull’assenza di un medico al seguito nelle ultime uscite ufficiali.
Appare probabilmente un azzardo anche la rinuncia al “Despar Stadium” di Bisconte, un impianto di ultima generazione, sicuramente più confortevole del “Garden Sport” di Mili marina. Preparare senza certezze e soprattutto senza tranquillità le gare di campionato non agevola certo il compito di Avella e compagni. E le prestazioni domenicali sono una logica conseguenza dei problemi di natura logistica.
Non a caso ci si dovrebbe interrogare sul perché a Messina gli atleti non rendano, salvo poi ritornare in palla ad altre latitudini. Abbiamo citato più volte Colombini o Gambino e l’ultimo esempio è rappresentato da Esposito, che ha già realizzato quattro reti dopo il passaggio al Giugliano. Nessuno nasconde le responsabilità di chi ha operato le scelte di mercato in estate ma è altrettanto innegabile che i rimedi individuati per far fronte agli errori precedenti risultino altrettanto inadeguati.
Mentre le querelle legate ai pannelli pubblicitari a led collocati a bordo campo e alle docce fredde per via della caldaia dello stadio fuori uso fanno imbarazzare, anche per l’assordante silenzio dell’Amministrazione, che ad oltre un anno e mezzo dal suo insediamento non è semplicemente pervenuta alla voce “sport”, dopo i proclami relativi alla riapertura del “Celeste”, prospettata a Sciotto prima e ad Arena poi, e ai bandi per la gestione pluriennale degli stadi.