Mandate in archivio le prime due gare stagionali con un bilancio di una vittoria e una sconfitta, l’Orlandina Basket si prepara al terzo appuntamento casalingo. Il tecnico Marco Sodini nel corso di “Mismatch” ha parlato di tutti i temi di stretta attualità: “All’esordio non avevo idea di cosa potessi attendermi dalla squadra. È una stagione assolutamente anomala ed è la prima volta da quando alleno qui che ho vinto all’esordio casalingo. Nei due anni passati avevo perso. È strano aver giocato a novembre in un PalaFantozzi deserto. Credo che abbiamo dimostrato di aver costruito un buon gruppo, giocando una buona prima partita e in parte anche la seconda. Abbiamo permesso al presidente Sindoni di essere ai nastri di partenza di una stagione così particolare, dove le negatività vanno messe subito in archivio per proiettarsi sempre con lo sguardo in avanti”.
Nonostante la gioventù, la squadra ha grandi potenzialità: “Il nostro gruppo, composto da diciassette ragazzi, ha un’età media di 21 anni, con il più grande che è il 29enne Fall. Sarà normale avere alti e bassi, come successo già in Supercoppa. I ragazzi faranno bene, sono grato a loro perché possiamo giocare, sfogarci e dare intrattenimento a chi sta fuori. Non posso scegliere un giovane in particolare, sono tutti miei figli e non posso indicarne uno. Dobbiamo capire che il basket, soprattutto quest’anno, non è solo sport ma un polo aggregativo per chi sta all’esterno e un lavoro per chi è all’interno. Ci indicano penultimi nel ranking del valore di forza del campionato ma siamo abituati a smentire anche queste classifiche”.
Una vittoria ed una sconfitta, l’allenatore toscano guarda avanti perché sa che mancano ancora troppi impegni per pensare a ciò che è stato. “Con Tortona sapevamo di affrontare una delle migliori squadre del nostro girone insieme a Udine, Verona e Torino. Abbiamo fatto e subito dei parziali. Col pubblico sono sicuro che avremmo vinto noi. Non c’è stata una grande differenza con la prima partita, ma questo è normale in questa stagione. Avremo quasi sicuramente squadre che non giocheranno per almeno venti giorni a causa del Covid e poi dovranno affrontare un tour de force. Sappiamo di essere giovani e forse avere meno vissuto in certe cose ma sul lungo periodo miglioreremo in altre cose, perché un giovane è più portato a crescere di un atleta esperto. Se a 21 anni non avessimo uno spirito propositivo avremmo sbagliato l’identikit della squadra. Quest’anno col management l’idea era chiara: prendere atleti giovani che col lavoro vogliono affermarsi e conseguentemente migliorare la squadra. Il risultato sarà solo una diretta conseguenza”.
L’ex coach rivelazione in massima serie con Cantù non usa troppi giri di parole, punta in alto ed è certo di avere la squadra giusta per poterlo fare: “Bisogna avere senso di responsabilità. Ai tecnici sono state chieste diverse proposte per migliorare il movimento. Tutti hanno spinto per individuare idee innovative, la mia idea subito accettata era quella di accoppiare in calendario due trasferte vicine per ogni squadra per abbattere i costi e per venire incontro ad esigenze logistiche. Non sono un precursore, ciò avveniva nel campionato ucraino già quando allenavo lì un paio d’anni fa. Questo perché oggi in A2 ogni idea per abbattere i costi va perseguita e messa al primo posto. Poi è chiaro: vogliamo vincere, io in primis perché non voglio perdere neanche con i miei amici”.