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Sindoni: “Obbligare le squadre a schierare tanti atleti italiani non ha portato a nulla”

Le parole del DS della Betaland Capo d’Orlando a margine della querelle incentrata sul numero di atleti italiani tesserabili. Analisi a tutto campo relativa all’intero movimento cestistico italiano ed al girone d’andata da record del team paladino.

Peppe Sindoni, DS della Betaland Capo d’Orlando, quando parla non è mai banale. Ed ancora una volta lo ha confermato nel corso della sua intervista al sito Contra­Ataque.it. Questo un estratto della sua lunga intervista scaturita dopo un suo post pubblicato su Facebook ed incentrato a trecentosessanta gradi sul mondo della palla a spicchi italiana.

“Io ho 28 anni, mi sono appassionato di questo mondo in maniera costante nel 2001, compravo il superbasket e leggevo che il problema era che non giocavano italiani. E allora ho iniziato a pensare che il problema fosse questo ma poi mi sono reso conto che obbligare le squadre a schierare un numero di italiani elevato non ha portato a nulla. Non bisogna dimenticarsi che la federazione negli ultimi 15 anni ha messo l’attenzione solo questi punti ma non mi pare che abbiamo ottenuto risultati straordinari.”

“L’ultima Eurolega vinta da una squadra italiana infatti risale al la vittoria della Virtus Bologna del 2001. Però secondo me le due cose non sono del tutto collegate. Quello che manca oggi sono i capitali importanti, la gente che investe. Non stiamo facendo niente per riportare un po’ di interesse sulla pallacanestro, secondo me questo è un aspetto su cui dovremmo lavorare di più.”

Orlandina Basket
Il coach Gennaro Di Carlo ed il DS Giuseppe Sindoni (Foto R. Fazio)

Attenta l’analisi anche sulla stagione fin qui trionfale del proprio club di appartenenza.
“Io personalmente ho scaricato tutti i ranking che ci davano all’ultimo posto, li ho attaccati nello spogliatoio e ancora oggi rappresentano una motivazione extra per tutti noi.” Ma gli obiettivi che lui e il suo staff si sono posti a inizio stagione sono solamente due, però di meravigliosa ambizione.

“1) giocare bene a pallacanestro, perché pensiamo che in questo momento storico in cui di talento, non solo nella pallacanestro, ce n’è poco, si lavora a distruggere quello che fanno gli altri ma raramente nel provare a proporre qualcosa. Questo lo fanno in pochi: il Sassuolo nel calcio, ad esempio. E noi vogliamo giocare una pallacanestro piacevole. 2) ottenere un record positivo in casa. Perché nei due anni passati abbiamo centrato due salvezze, ma entrambi gli anni con un record negativo in casa di 7-8. Quest’anno l’obiettivo unico numerico e di campo è quello di ottenere un record positivo in casa, cioè di poter contare sulle 8/10 partite casalinghe; questo ti da una base importante su cui costruire un campionato. Finora ci sta riuscendo.” E l’ultima vittoria contro Sassari è stata la sesta vittoria consecutiva in casa, a dimostrazione che quell’obiettivo sta riuscendo alla grandissima.

Nonostante tutto però Capo d’Orlando è poco considerata da pubblico e media. “La valutazione sulla nostra squadra come ogni anno è sommaria perché siamo piccoli, siamo alla fine di un elenco e quindi la gente magari si stanca di andare a vedere e analizzare, e poi i nostri sono tutti scommesse e quindi la gente li conosce poco. Però il nostro quintetto è formato da 3 ex giocatori di Eurolega, 1 capitano di una nazionale e sostanzialmente Dominique Archie, che ha giocato l’Euro cup, ha vinto tantissimo in Belgio e poi penso che sia lo straniero più importante della nostra storia. Quindi non credo che siamo così tanto male come dicono.”

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