Enzo Sindoni si presenta alle telecamere di AM e parla del delicato momento vissuto dalla sua Orlandina. In venticinque anni di gestione non è il primo momento complicato ma in una stagione anomala ha sentito il dovere di parlare direttamente ai propri sostenitori. “È un momento molto difficile per la nostra squadra. Non cerco scuse, abbiamo contrattualizzato Diouf che è straniero ma di formazione italiana e per ragioni di lungaggini burocratiche non abbiamo potuto schierarlo a Biella. Dobbiamo giocare ancora per evitare gli ultimi due posti ma vogliamo allo stesso tempo ottenere la migliore posizione finale possibile. A differenza nostra nessun avversario incontrato ha mai dovuto rinunciare ad un americano. Diouf segue l’innesto di Conti, reso necessario per sostituire gli infortunati di lungo corso Bellan e Tintori, a dimostrazione che non ci facciamo distrarre dalle sirene di una stagione in cui alla fine potrebbero anche non esserci retrocessioni”.
Per tutti l’attuale momento economico non induce all’ottimismo ma la volontà del team paladino è sempre quella di poter competere al massimo delle prossime possibilità. “Nel nostro Dna vogliamo competere e sempre al massimo delle nostre possibilità. Oggi il massimo sforzo che possiamo fare è questo, reperendo il meglio sul mercato in base alle nostre reali possibilità ma andiamo avanti con fiducia senza nascondere i problemi e le analisi che facciamo al nostro interno, consapevoli che non siano contenti per quello che stiamo producendo. La classifica è corta specie dietro. Con tanti recuperi, sono oltre venti le partite da giocare, i valori possono cambiare: ad esempio Torino può diventare capolista mentre Orzinuovi dopo un lungo periodo di sosta potrebbe rimanere impelagata nelle retrovie”.
A voce alta il massimo dirigente reclama maggiore vicinanza da parte del proprio comprensorio per tutelare al massimo un’eccellenza dell’intera regione. “A questo si aggiunge l’incertezza della seconda fase di stagione. La fase ad orologio è confermata, competiamo per mantenere questa posizione in vista delle ultime cinque gare ed evitare le ultime due posizioni che possono portare a dover affrontare un gironcino complicato per salvarci o alla retrocessione diretta. Pensiamo positivo per il rush finale, dobbiamo fare necessariamente punti per la classifica. Equivarrebbe a centrare il primo obiettivo, ovvero mantenere l’attuale categoria. Poi si aprono tanti discorsi da fare sia sulle dinamiche future dei campionati che in ambito locale. Vogliamo capire quanto Capo d’Orlando sia interessata concretamente a questa squadra nell’attesa che i veri proprietari della squadra, ovvero i tifosi, possano ritornare a frequentare il palazzetto, magari aprendo già nei prossimi mesi le tribune ai vaccinati“.
Preoccupazione legata anche alla voce impiantistica, il principale palazzetto cittadino mostra innegabili criticità: “Continuiamo a reggere con amore il peso di portare avanti questa squadra ma non possiamo segnalare che siamo a fine stagione e un problema di poco conto come lo squarcio sulla parte superiore del PalaFantozzi è sempre lì mentre molti altri impianti cittadini restano chiusi. Se solo quest’anno non avessimo avuto il problema Covid non avremmo saputo dove fare giocare le nostre giovanili. L’Orlandina Lab di serie C proprio per questo motivo gioca a Sant’Agata di Militello perché i due soli spogliatoi presenti al PalaFantozzi non bastano per fronteggiare le esigenze di prima e seconda squadra per i protocolli sanitari. Sarebbe bastato avere il PalaValenti ma così non è. La pandemia mitiga le urgenze ma queste si ripresenteranno in toto quando le cose andranno bene. E se la parte interna dell’impianto cedesse e si rompesse definitivamente determinerebbe una spesa non più affrontabile”.
Sul futuro il patron è chiaro: il progetto sportivo può continuare soltanto in città perché l’ipotesi di trasferimento in altra sede non è minimamente presa in considerazione. “La squadra può giocare solo qui, se giocasse altrove non sarebbe la stessa cosa perché noi siamo legati al nostro territorio. Chiediamo un concreto intervento. È un momento difficile e voglio presentarmi alle telecamere dicendo che ogni componente della nostra squadra è impegnato a fare il massimo e dobbiamo riprendere il cammino interrotto nelle ultime dieci gare. La squadra non ha dato solo segnali negativi se pensiamo che anche a Torino ha conteso la vittoria ai padroni di casa sino all’ultimo istante, pertanto continuiamo a credere in una svolta”.
Il passato glorioso del club in massima serie è un ricordo lontano che rievoca però sensazioni positive: “Guardando al passato le vittorie colte nella nostra storia a Milano le conservo sempre nel mio cuore perché quella città è stata a lungo casa mia, caratterizzando una storia personale di figlio di una famiglia di emigrati che hanno fatto fortuna all’estero. Inoltre è l’ultimo posto dove ho visto mio zio Filippo ancora in vita”.
La stagione avrà un’appendice ulteriore prima di playoff e playout. Saranno i mesi determinanti prima dei verdetti: “Sicuramente sino al 25 aprile ci saranno recuperi per cui la fase successiva inizierà non prima del 2 maggio e sarà difficile per tutte le squadre conservare il ritmo partita per quasi un mese in assenza di impegni ufficiali, considerato che noi giocheremo l’ultima gara da calendario giorno 7 aprile. Occorre pertanto trovare una formula snella con poche partite e non perdere molto tempo per arrivare pronti ai playoff”.
In conclusione uno sguardo alle dinamiche future di questo sport. Senza aiuti tutti i presidenti difficilmente supereranno un momento storico così grave: “Mi auguro che alla fine qualche squadra possa andare in serie A ma secondo me solo a luglio si avranno tutte le dinamiche chiare. Per nessuno è semplice pensare al futuro. Tutte le società che stanno continuando a fare attività hanno chiesto di ricevere il prestito della somma corrispondente alla metà dei botteghini delle ultime due stagioni da poter restituire con ammortamenti in cinque anni ma non se n’è fatto nulla. Inoltre inizialmente si propose di consentire un ingresso riservato al 10% della capienza dell’impianto. Noi pensavamo legittimamente di poter ospitare 300 persone sulla capienza totale ma ciò non è potuto mai avvenire. Promuovere lo sviluppo dei giovanissimi è una delle nostre principali preoccupazioni. Klanskis ed Ellis saranno le colonne dell’Orlandina di domani. Anche il lettone Teirumnieks cresce bene”.