“Alla luce degli incoraggianti dati del contenimento della pandemia nel territorio regionale, visti i tassi di occupazione dei posti ospedalieri e della capacità ricettiva dell’intera Rete ospedaliera siciliana delle terapie intensive, alla verifica dell’adeguata capacità di monitoraggio, inclusa la capacità di effettuare test diagnostici su vasta scala per individuare la diffusione del virus, combinata al tracciamento dei contatti è plausibile prevedere che la graduale riapertura possa ragionevolmente partire dalla data del 4 maggio con le attività a più basso rischio”.
Lo scrive il Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Coronavirus, coordinato da Antonio Candela, nel parere che ha trasmesso al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, al termine di un intenso confronto durato oltre 48 ore. Il documento è stato da subito condiviso dal governatore siciliano con il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e nel corso della videoconferenza con la “Cabina di regia nazionale” presieduta dal premier Giuseppe Conte, è stato inviato a Palazzo Chigi.
Il Comitato tecnico-scientifico regionale ha chiarito che i dispositivi di protezione individuale diventeranno indumenti comuni nella vita di ciascuno e individuato precise categorie di rischio corrispondenti a fasce di lavoratori, valutandole in quattro livelli: basso, medio, alto e molto alto. A quest’ultima appartengono prevalentemente medici e altro personale sanitario “con un elevato potenziale per esposizione a fonti note o sospette di Covid-19 durante specifiche procedure mediche, post-mortem o di laboratorio”.
Fra i lavori ad alto rischio di esposizione, ci sono coloro i quali sono impiegati nelle operazioni di pulizia/sanificazione in presenza di pazienti Covid-19 noti o sospetti negli ambienti ospedalieri, ma anche operai funebri coinvolti nella preparazione dei corpi delle persone positive o sospette al momento della loro morte.
Sono a rischio di esposizione media, i lavoratori che possono avere un contatto frequente o stretto con persone potenzialmente contagiate, con il pubblico e con altri colleghi. Per il Cts della Sicilia “i datori di lavoro dovrebbero implementare dei controlli tecnici e installare barriere fisiche anti-respiro, dove possibile”. Ma anche controlli amministrativi: considerare strategie per ridurre al minimo il contatto faccia a faccia (comunicazione telefonica, telelavoro), così come “ogni datore di lavoro dovrebbe scegliere la combinazione di Dpi che protegge i lavoratori in base al loro posto di lavoro”.
Sono a basso rischio di esposizione, infine, quanti sono impiegati in lavori che non richiedono il contatto con persone sospettate o note per essere infetti da Covid 19, né hanno frequenti contatti ravvicinati con il pubblico e altri colleghi. Per questa categoria il Cts suggerisce “l’implementazione di una corretta igiene e pratiche di controllo dell’infezione tra cui un corretto lavaggio delle mani, incoraggiare un’adeguata etiquette respiratoria per tosse e starnuti, scoraggiare i lavoratori dall’utilizzo di postazioni e materiale di lavoro utilizzato dai colleghi. Sviluppare politiche e procedure per una pronta identificazione ed isolamento delle persone malate tramite automonitoraggio dei sintomi”.