Messina saluta con commozione e nostalgia Pietro Pitrone, storico presidente della Pallamano Messina, deceduto a 86 anni. Originario di San Pier Niceto, è ricordato per la grande passione, che gli ha consentito di traghettare la sua creatura fino alla serie A1, ottenendo due salvezze tra il 1998 e il 2000, prima di arrendersi alla mancanza di adeguati supporti economici, che caratterizzano d’altronde da anni tutto lo sport cittadino.
Pitrone, che era colonnello e radiologo dell’Esercito, è stato medico del Cus Messina tra serie A e B, lavorando al fianco del tecnico Luigi De Joannon, peraltro recentemente scomparso per un curioso scherzo del destino. Poi l’esperienza da presidente della Pallamano Messina, fondata il 14 ottobre 1981 insieme a un gruppo di appassionati.
Nelle stagioni sportive 1998/1999 e 1999/2000 ha affrontato il campionato di serie A1 riuscendo in entrambe le occasioni a raggiungere l’obiettivo della salvezza. L’anno successivo non si è iscritta per il terzo anno consecutivo al massimo campionato per ragioni legate alla impossibilità finanziaria di sostenere i costi di gestione della squadra. Con il club ha ottenuto risultati invidiabili anche a livello giovanile.
Ha ricoperto incarichi anche nella Figh, la Federazione pallamano, e gestito con profitto la palestra di Montepiselli, prima del trasferimento al PalaRescifina negli ultimi anni di attività. Il “colonnello” è stato ricordato con affetto da tutti i suoi ex atleti. Era d’altronde amatissimo, per l’empatia e la generosità con cui ha gestito le sue società. E nel tempo libero amava comporre versi in rima, in dialetto, in grado di strappare un sorriso o una riflessione.
Significativa la testimonianza sui social di Davide Labate: “Forse la definizione più corretta la diede Gianluca Princi, quando si presentò a un allenamento di inizio stagione della neopromossa Pallamano Messina che si accingeva a disputare il campionato di serie B (forse fine estate ’91) e disse al figlio piccolissimo: saluta il “colonnello compare Pitrone”. Colonnello e compare, forse era proprio questo Pietro Pitrone, presidente di quella squadra che raggiunse la serie A1 arrendendosi solo davanti all’impossibilità di proseguire per la mancanza di un sostegno economico.
“E adesso, basta vendere la casa di Rometta e la stagione in A1 la facciamo senza problemi”, gli scrissi in una cartolina poco dopo la promozione, mentre si pensava a come allestire la squadra. Ebbe il coraggio di provarci e non sfigurò di certo, sin quando gli fu possibile. Colonnello e compare perché aveva modi autoritari, come forse imponevano i gradi, che però non spaventavano nessuno. Alla fine non era altro che un fratello maggiore. A volte Giandomenico Pellegrino lo accusava, probabilmente con ragione, di essere troppo buono.
Bisogna dire che questa sua bontà è stata ampiamente ripagata dall’affetto ricevuto dai suoi ragazzi, senza eccezioni: un traguardo, e chi ha fatto il dirigente sportivo lo sa, ben più difficile della serie A: sì, gli volevano davvero tutti bene. Colonnello e compare anche nelle rimpatriate, le focacciate a casa sua, alle quali ho partecipato come fossi un componente di quella squadra. Colonnello e compare anche nel dare a tutti una linea di condotta basata su educazione e rispetto. E su questo non c’erano sconti per nessuno. Sono valori che restano anche se lui ci ha lasciato”.