Il Governo prolunga la serrata dell’Italia chiusa ormai da un mese, ma da martedì riapriranno i negozi di vestiti per bambini e le cartolibrerie, oltre alle librerie. Piccole e simboliche concessioni contenute nel Dpcm che il premier Giuseppe Conte firma per prorogare fino al 3 maggio, come ampiamente annunciato, le misure di contenimento, il divieto di spostamento e di assembramento e l’obbligo del distanziamento sociale.
Perché altrimenti, spiega lui stesso assumendosi tutta la “responsabilità politica” di scelte “difficili ma necessarie”, si “vanificherebbero gli sforzi fatti” fino ad oggi: “Rischieremmo – dice – di ripartire da capo”, con un “aumento dei morti”. Il presidente del Consiglio mette dunque nero su bianco quello che era ormai chiaro a tutti gli italiani e che gli scienziati vanno ripetendo da giorni: non ci sono ancora le condizioni per riaprire il paese. “La curva ci mostra chiaramente una situazione di decrescita, un segnale positivo che non deve però farci abbassare la guardia”, ribadisce anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ricordando che le misure sono “essenziali”.
Il calo da una settimana dei ricoveri nelle terapie intensive e negli altri reparti degli ospedali, così come i guariti che sono ormai più di 30mila, non sono sufficienti per considerare l’Italia fuori pericolo. Ma Conte, nel chiedere un ulteriore sacrifico agli italiani, cerca anche di guardare avanti: “Prometto che se anche prima del 3 maggio si verificassero le condizioni, cercheremo di provvedere di conseguenza” con ulteriori riaperture e concessioni.
Da sabato sarà operativa la task force che si dovrà occupare di pianificare la “Fase 2”, vale a dire come ricostruire l’Italia nei mesi a venire visto che per lungo tempo dovremo convivere con il Covid 19, in attesa che arrivi il vaccino. “Non possiamo aspettare che il virus sparisca. Dobbiamo ripensare le nostre organizzazioni di vita” e per farlo, spiega Conte, “servirà un programma articolato e organico su due pilastri: un gruppo di lavoro di esperti e il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Al secondo sta lavorando l’Inail, che ha già predisposto una mappa con tre livelli di rischio e le corrispettive categorie lavorative: ristoranti, bar, scuole, cinema, teatri, parrucchieri, ad esempio, sono tutte attività a rischio massimo. Il primo, di pilastro, è invece nelle mani di Vittorio Colao, l’ex amministratore delegato di Vodafone che sarà alla guida della task force composta da giuristi, economisti ed esperti di alto livello chiamati ad un compito tutt’altro che semplice: trovare le ‘ricette’ per trascinare l’Italia fuori dalla crisi determinata dal coronavirus.
Alla fine nel decreto, oltre a librerie, cartolibrerie e negozi per bimbi, sono entrate una decina di attività consentite: dall’uso delle aree forestali alla fabbricazione dei computer, dalla cura e manutenzione del paesaggio alle opere idrauliche, fino al commercio all’ingrosso di carta e cartone. Rispetto ai precedenti provvedimenti, inoltre, il Dpcm consente di andare in azienda per predisporre le buste paga così come autorizza “previa comunicazione al prefetto, la spedizione verso terzi di merci giacenti in magazzino nonché la ricezione in magazzino di beni e forniture”.
Resta possibile anche svolgere attività motoria da svolgere “individualmente” e “in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona”. Per il resto, lockdown era e lockdown rimane: niente parchi, niente case vacanze, niente sport, compresi gli allenamenti per i professionisti. Neanche la possibilità di rientrare nelle proprie abitazioni: si resta dove si è, fino al 3 maggio.