Sant’Agata, volano gli stracci col tifo organizzato: “Sputi e insulti. E’ ora di dire basta!”

Il tifo caloroso del gruppo KAOS a sostegno del Sant'Agata
C’eravamo tanto amati“. Poi, però, né il miracolo sportivo work in progress né il prezioso pari agguantato in rimonta a Biancavilla bloccano una rottura fulminea quanto inaspettata tra società e tifosi. E così anche quel Sant’Agata sorpresa e capolista del campionato di Eccellenza perde la presa sul sostegno dei suoi tifosi, quelli che sotto il nome Kaos ’96 portano lo stesso direttivo biancazzurro a prendere le distanze da “sputi e insulti”. Questi sono infatti i termini ricorrenti in una nota diffusa dalla dirigenza, che prende una posizione all’indomani della gara interessata dai fatti – per nulla trapelati sulle pagine dell’informazione sportiva – e condanna quanto successo al “Raiti” all’indomani del pari dell’orgoglio, quello raggiunto in rimonta con una doppietta di Totò Mincica.

I tifosi si sarebbe infuriati per un’esultanza di Mincica incurante della loro presenza

Ed è proprio su un gol del folletto ex Gela, quello del 2-1, che scoppia il finimondo: “In merito a quanto accaduto nella giornata di ieri in occasione del match Biancavilla-Città di S.Agata – scrive la società sul proprio sito ufficiale – la società prende le distanze dal Gruppo Kaos ’96, non riuscendo nè a comprendere nè a tollerare l’atteggiamento e il comportamento che il suddetto gruppo ha avuto nei confronti della dirigenza, del mister e dei giocatori. Riepiloghiamo quanto accaduto: minuto 31 della ripresa, angolo di Giacomo Bontempo e conclusione al volo di Mincica: epico gol. L’attaccante, in piena trans agonistica, va ad esultare nella porzione di stadio dove sono assiepati dirigenti, fidanzate e genitori dei giocatori, piuttosto che continuare la sua corsa verso la zona di stadio dove aveva trovato posto il gruppo Kaos ’96. Si scatena il finimondo, con giocatori, tecnico e dirigenti, che, da qual momento, vengono ripetutamente insultati. Tra l’altro, già durante la partita – precisa la nota – i nostri giocatori sotto di un goal, venivano incredibilmente insultati, sotto gli occhi attoniti di tutta la dirigenza. Nonostante quanto accaduto, a fine gara, tutta la squadra, come di consueto, si è portata sotto il settore della tifoseria organizzata per ringraziarla del supporto dato, ma questa volta, ha ricevuto sputi e insulti – denuncia –  nonostante si sia recuperata una partita incredibile dal 2-0 al 2-2.

La tribuna del “Fresina” dominata dal gruppo Kaos: sarà ancora così?

Adesso gli interrogativi sorgono spontanei: ma cosa si pretende da una Società, – si legge – da un tecnico e da giocatori che dal 25 luglio si sacrificano quotidianamente con professionalità e spirito di abnegazione, per amore della maglia e della Città che si onorano di rappresentare in termini calcistici? Cosa si può imputare ad una società che è partita per salvarsi e oggi è prima in classifica? Cosa si pretende da atleti che prima di essere calciatori, sono uomini veri, ed hanno preferito il Città di S.Agata ad altre Società dove magari i rimborsi spese sarebbero stati superiori? Adesso è arrivato il momento di dire basta, di mettere un freno e come Società non permettiamo a nessuno di offenderci e di offendere i nostri tesserati. Se qualcuno non apprezza ciò che con grandissimi sacrifici fisici e soprattutto economici stiamo facendo, è pregato di “allontanarsi” da noi – tuona il comunicato – in quanto il nostro è un progetto serio e duraturo. Ci sentiamo amareggiati e siamo sempre pronti a confrontarci con la tifoseria ed eventualmente a supportarla, a condizione che il rispetto sia reciproco”. 

Chiaro dunque che i rapporti siano consunti e – come lascia intravedere la nota stessa, riallanciandosi ad un “prima” dell’esultanza della discordia – che si tratti esattamente di un fulmine a ciel sereno.
A Sant’Agata è tutto perfetto, o quasi: la capolista potrebbe aver perso il suo dodicesimo uomo. Il diritto di critica finisce però dove comincia la maleducazione, che è in ogni caso impossibile passi sotto silenzio. Ancora una volta, di sicuro, ha perso il calcio.