Pubblico, entusiasmo, squadra schiacciasassi in un campionato davvero da incorniciare. E quest’anno, ogni volta che mi trovo al “Biagio Fresina”, è un autentico “ritorno al passato”. Sembra di essere nel periodo d’oro, quando c’erano l’avv. Triglia e Guido Schillaci.
Domenica il Sant’Agata ha fatto suo il derby con il Milazzo riprendendo – complice il pari tra Acireale e Palazzolo – la marcia solitaria verso la D, in un tripudio che va oltre il dato numerico conquistato sul campo: 2-0 ai danni dei rossoblù.
L’incontro tra le due tirreniche ritornava al “Fresina” dopo tantissimi anni ed il “vetusto” impianto santagatese, lo ha accolto con un sold-out d’altri tempi.
Tifosi, semplici amanti della palla che rotola ed anche famiglie hanno così assiepato le gradinate nel match che valeva il primo posto in classifica. Il fenomeno è addirittura ricorrente in questa stagione: indipendentemente dalla condizioni climatiche il risultato non cambia, sempre tantissime presenze. Il cassiere dei biancoazzurri, naturalmente, ringrazia.
Sant’Agata è quindi un’isola felice o un semplice fenomeno passeggero? Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto, di sicuro c’è un grandissimo lavoro dirigenziale che sta dando i suoi frutti. Quindi, complimenti prima a Ciccio Maiorana (apripista lo scorso anno), ed ora a Bernardo Paratore (suo successore al timone della società). Ma bravissimi anche tutti gli altri dirigenti, sempre presenti e premurosi.
Il sodalizio, da quest’anno numericamente ampliato, è una certezza non solo per giocatori e tecnici, ma anche per la città. Un’entità sportiva economicamente sana e vincente è per Sant’Agata di Militello un volano pubblicitario non indifferente. Per i paesi limitrofi, un modello socio-sportivo da imitare.
Provo a dare una spiegazione e non vado di certo a scoprire l’acqua calda dicendo che il segreto di questa rinascita è legato al ritorno, cominciato nella passata stagione, della quasi totalità dei ragazzi indigeni nella propria tana. Ricetta fin troppo semplice: Bontempo, Zingales, Aiello, Cicirello & soci sono compagni di merende – in senso buono, ovviamente -, hanno sempre giocato insieme. Lo facevano nella piazzetta davanti casa, poi d’estate in spiaggia ed ora tutti i giorni “al campo”. Sia chiaro: non sto parlando di una generazione di “fenomeni”, ma di ragazzi che hanno riscoperto la voglia di giocare a calcio, il piacere di farlo per una maglia, per una passione condivisa.
Ovvio, Pasquale Ferrara ci ha messo moltissimo del suo: il carisma, la grinta, la competenza, la fame. Lo ha fatto così come Salvatore Cambria, che lo scorso anno ha firmato la promozione in Eccellenza. Il resto lo ha fatto l’euforia, l’ambiente.
L’incontro Sant’Agata-Milazzo è dunque per il momento la punta dell’iceberg – ritengo che il record di presenze sarà abbattuto tra quindici giorni, all’arrivo dell’Acireale – anche se le tribune sono troppo piccole per eventi così partecipati. E domenica, tra l’altro, credo di aver avuto l’impressione che anche il pubblico di fede mamertina abbia fatto capire che potrebbe finalmente imboccare la via della pace.
Il Sant’Agata battendo il Milazzo ha comunque ripreso – dopo un pari ed una sconfitta – due punti di vantaggio sull’Acireale. E per la convincente prestazione che ha di fatto annichilito gli ospiti rossoblù, ritengo la vittoria abbia conferito anche un bel pò di autostima, di consapevolezza tra i ragazzi di Ferrara.
La madre di tutte le battaglie, come già accennato è fissata per domenica 19 febbraio, nella gara che potrebbe dare una svolta decisiva al campionato anche se bisogna fare molta attenzione al Palazzolo.
Risultati sul campo a parte, da qualche settimana un pensiero a cui non riesco a dare una risposta mi frulla in testa: nella stanza dei bottoni sono pronti ad accogliere la serie D? Mi spiego meglio: l’Amministrazione Comunale sarà in grado di dare risposte certe, ovvero immediate, in caso di promozione?
La scelta del termine “vetusto”, con il quale ho definito l’impianto di gioco santagatese, non è stata fatta a caso. Il “Fresina” già per l’Eccellenza è al limite dell’agibilità. Nella massima categoria dilettantistica non sarebbe accettato – e non solo per il fondo, ancora in terra battuta -. Il Sant’Agata sarebbe quindi obbligato a cercare un’altra casa. Dirigenza e squadra sono giustamente impegnati a vincere, ma nelle stanze del Palazzo Municipale qualcuno ha cominciato a lavorare sull’adeguamento? Chi ha tempo, non aspetti tempo. #tobecontinued