Calcio

Sant’Agata, è mal di trasferta. Vanzetto: “Errori che servono a crescere”

Continua il mal di trasferta del Città di Sant’Agata, sconfitto per 2-1 al “Macrì” di Locri. I biancoazzurri nonostante un inizio incoraggiante chiudono il primo tempo sotto di due reti per via delle marcature di Carella al 25’, che poco prima si era fatto neutralizzare un rigore da Curtosi, e Furina al 39’. I ragazzi di Vanzetto (espulso nel finale del primo tempo) riescono a riaprire la partita a dieci minuti dalla fine grazie a un guizzo di Calafiore, che però non serve ad evitare la quarta sconfitta consecutiva lontano dal “Fresina”.

Il Sant’Agata celebra una rete

Una battaglia doveva essere e una battaglia è stata. Per il tecnico dei siciliani Leo Vanzetto il Sant’Agata ha qualche rimpianto: “Avevamo preparato questo tipo di partita perché sapevamo che avevamo di fronte una squadra, il Locri, che cerca molto la profondità. Non siamo stati bravi a interpretare alcune situazioni sotto l’aspetto difensivo: abbiamo preso gol con un traversone pur avendo la retroguardia schierata, siamo giovani e queste cose servono a fare esperienza. Ci dispiace per il risultato perché avevamo riaperto la partita e in alcune situazioni abbiamo pure rischiato di pareggiare, dispiace perché abbiamo giocato l’ennesima buona partita in cui non abbiamo ottenuto nulla”. 

L’ex vice di Giampà spiega anche la dinamica che ha portato al suo allontanamento: “Una situazione incredibile. In occasione del primo gol avevo chiesto un rigore per noi in precedenza, che mi è sembrato sacrosanto. Poi successivamente in occasione del secondo gol mi è stato detto che avrei reclamato un altro rigore. Probabilmente nella concitazione della partita avrò detto qualcosa ma non credo di essere stato offensivo nei confronti di nessuno”.

Giovanni Raspaolo, ex Camaro, in azione nel match con la Mariglianese

Anche a Locri si è visto un Sant’Agata sbarazzino e coraggioso, così come ha voluto il nuovo corso tecnico: “Abbiamo messo i mediani in avanti, così potevamo giocare alle spalle delle loro mezzali. Noi abbiamo un’identità ben precisa, prepariamo le partite in modo tale da poter giocare in questo modo. È vero che la presenza di Calafiore forse ci fa sbilanciare in avanti ma lavoriamo anche per dare la dovuta copertura ai reparti, poi certe volte ci riusciamo altre volte no. È il nostro modo di intendere il calcio e poi vedo che i ragazzi si divertono a giocare in questo modo”.

Antonio Macauda

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