E’ girato tra lo Stretto e le isole Eolie dal regista Marco Leopardi e prodotto da “Terra srl” con il contributo della Sicilia Film Commission.
Saranno presto di nuovo a Messina, dove hanno trascorso lunghi periodi di riprese per “’U Ferru / The Harpoon”, titolo ancora provvisorio di un documentario realizzato con il contributo della Sicilia Film Commission e che racconta il rapporto tra l’uomo e il mare attraverso lo sguardo di un giovane di oggi nel confronto con il padre e l’antica caccia al pescespada.
Il romano Marco Leopardi e l’abruzzese Diego D’Innocenzo, rispettivamente regista e produttore (con la società “Terra srl”) del documentario di creazione (questa la denominazione tecnica), si confronteranno infatti con la stampa e con gli appassionati sabato 29 novembre alle ore 11:30 alla Marina del Nettuno (lungomare, Messina). Al loro fianco il catanese Rosario Di Bella, autore delle musiche originali, il protagonista Giuseppe Donato e il dott. Antonio Catrini, dirigente del Servizio Turistico Regionale di Messina. In programma l’anteprima assoluta di uno stralcio del film, appositamente montato per l’incontro a Messina. “Leopardi, D’Innocenzo, Pasquini e tutto il cast del docufilm – commenta Antonio Catrini – rappresentano una garanzia di qualità, su un tema, quello della caccia tradizionale al pescespada, che assicura un grandissimo coinvolgimento emozionale e una ricaduta generale molto importante sul territorio. Questa, per la nostra Film Commission, è un’operazione di notevole richiamo”.
Protagonista di “’U Ferru / The Harpoon”, girato tra lo Stretto, Ganzirri, Torre Faro, le Isole Eolie e altre località siciliane, Giuseppe Donato, messinese, biologo e pescatore, è nel film insieme con il padre, Nino Donato. “All’interno del docufilm c’è buona parte della mia gioventù ed adolescenza – dice Giuseppe -. “Ho trascorso intere estati ad inseguire pescespada per poi alternare lo studio ai lavori di ristrutturazione annuale e messa in opera della feluca per una nuova stagione, naturalmente con la complicità della mia famiglia e seguendo le orme di mio padre. Una vita fatta di cose semplici, momenti di entusiasmo e felicità, ma anche angoscia e sofferenza, specialmente nei giorni in cui la pesca non andava tanto bene”.
“Questa storia mi consente di affrontare il tema del rispetto della natura in una prospettiva più personale, non banale, e mi dà inoltre la possibilità di raccontare e valorizzare la tradizione e il rispetto delle proprie radici”, spiega Marco Leopardi. Leopardi è il documentarista che ha trasmesso l’immagine della Sicilia nel resto d’Italia e d’Europa. Suoi, tra l’altro, “Pitrè Stories”, codiretto con Alessandro D’Alessandro (premio speciale del pubblico al SoleLuna Festival 2011 di Palermo), “Mohamed e il pescatore” girato a Mazara del Vallo e trasmesso da Rai Storia e in diverse nazioni europee (vincitore della categoria “Best message and courage” EIFF al Fresco Film Festival, Armenia 2014, premio speciale del pubblico al Festival del Documentario d’Abruzzo, premio “Religioni e Società” al Religion Today Film Festival Trento 2013, finalista al Prix Europa 2013), “Gli ultimi cavalieri”, codiretto con Federico Cauli e trasmesso anche dalla televisione francese e da quella tedesca, ma anche dei documentari trasmessi da Geo&Geo di Rai3 sulle saline di Marsala e Trapani, sull’isola di Marettimo, sulla migrazione del falco pecchiaiolo nello Stretto e sulla rara aquila del Bonelli.
“La Sicilia, sia per le sue dimensioni che per lo spessore storico, è uno scrigno letteralmente colmo di temi, storie e fascinazioni. Ogni volta che mi capita di girare in queste terre continuo a stupirmi della sua ‘biodiversità’ culturale, e viene il desiderio di approfondire il lavoro moltiplicando i soggetti, i protagonisti, le storie”, aggiunge Diego D’Innocenzo. D’Innocenzo, qui nel ruolo di produttore, è di suo un filmaker altrettanto versatile e premiato. Tra l’altro ha firmato “Pasqua in Sicilia”, sempre per Geo&Geo, ha codiretto con Leopardi “The last dance” (Rai Tre – Artè Francia, coproduzione internazionale europea con il Contributo Media per lo sviluppo, vincitore al Religion Today 2009), ha diretto “The Sacred Dancer” (Rai Educational – Contributo Media per lo sviluppo – Religion Today 2009, premio speciale Italy Winner, nomination al Jade Kunlun Awards 2010 World Mountain Documentary Festival of Qinghai – China, vincitore XXIII Pärnu International Documentary And Anthropology Film Festival).
Al montaggio, insieme con Leopardi, c’è il palermitano Maurizio Pecorella. “Il montaggio è spesso al servizio della narrazione – riepiloga Pecorella – e possiede un suo linguaggio. Nel nostro caso si tratta di un montaggio elaborato e dinamico ma che premia anche un approccio simbolico e, talvolta, audace. Abbiamo trattato con rispetto la realtà che la macchina da presa ha colto, quasi con sacralità, esaltandone la bellezza”.
“’U Ferru’ mi ha riportato indietro nel tempo, alla mia adolescenza, alle mie radici siciliane. Sento familiare la luce in cui sono immersi i personaggi, riconosco il rapporto che hanno padre e figlio, i protagonisti”, spiega Rosario Di Bella. Di Bella è l’autore, tra l’altro, della colonna sonora per il film/documentario “Un sueño a mitad” candidato al “Globo d’oro” 2011, delle musiche per i film “Nero apparente”, “La retta via”, La vita accanto (Miglior colonna sonora al festival “Corto cultura” di Manfredonia). Il singolo “Invece no” tratto dal suo “Il negozio della solitudine” (MM/Universo/Sony) è premiato come migliore canzone prodotta nell’anno 2006 al MEI Festival Etichette Indipendenti, il secondo singolo estratto “Portami via” è accompagnato da un video premiato come miglior video Italiano del 2007 da NatGeo Sky.
La “squadra” di “’U Ferru / The Harpoon” vede in campo anche Marco Pasquini (condirettore della fotografia insieme a Marco Leopardi, e autore delle riprese subacquee), autore, tra gli altri documentari realizzati in tutto il mondo, di ”Gaza Hospital”, a cui è stato assegnato dalla stampa internazionale il Golden Globe come miglior documentario italiano del 2010. “Con Marco Leopardi, dopo tanti lavori immersi nella natura, ci sentiamo di avvicinarci a certi contesti, in questo caso al mare, con deferenza, per poi lasciarci andare istintivamente durante le riprese. E allora il linguaggio cinematografico si costruisce da sé. Aggiungo – commenta Pasquini – che questa forma di rispetto vale ancor di più per lo Stretto di Messina: per la sua storia millenaria, per le sue correnti forti, vorticose e pericolose”.