Nessuno, o quasi, ci avrebbe scommesso ad inizio anno. Il Rocca di Caprileone era una squadra competitiva, senza alcun dubbio, ma arrivare in seconda posizione e restare in lotta per la serie D per gran parte del campionato era forse oltre le più rosee aspettative dell’entourage biancazzurro. E’ la storia di un Davide che ha sconfitto diversi Golia e che, dopo l’eliminazione beffa dai play-off, è già pronto a programmare la prossima stagione. Parliamo di tutto questo con Francesco Gugliotta, team manager caprileonese e punto di riferimento per la società per tutto il settore tecnico.
Francesco , la stagione del Rocca non si discute. Il secondo posto è un grandissimo risultato e credo non vi sareste aspettati una stagione del genere. Cosa avete imparato da questa stagione? Errori da non ripetere, scelte da rifare?
Abbiamo imparato tanto. La società ha fatto “esperienze” prima di tutto. Questo era il primo campionato di Eccellenza “B” per il Rocca, che ha così potuto apprendere da un punto di vista logistico, guardando a realtà che lavorano in modo differente. La società ha allacciato rapporti con uomini di calcio, ha conosciuto calciatori che possono fare al caso suo. In questo sport si maturano convinzioni diverse di anno in anno ed è stato inevitabile imparare qualcosa, anche grazie alla rivalità con le big del torneo. Le cose andate meglio sono sicuramente quelle che riguardano il campo. La squadra era forte ed insieme al mister ha dato il 110%, regalando all’ambiente enormi soddisfazioni. La dirigenza, di riflesso, ha fatto tanto perché ciò fosse possibile. Mi rendo conto che è difficilissimo ripetere un’annata simile, per tante motivazioni, però un risultato del genere fa capire cosa è importante e rende più sereno costruire un futuro. Futuro che, realisticamente, non credo possa prevedere la serie D, ma spero svariati anni di Eccellenza di buon livello.
In estate siete ripartiti dal gruppo che aveva stravinto la Promozione. C’è stata continuità, insomma, ma adesso un ciclo potrebbe andare a chiudersi anche perché, come tu stesso dici, è difficile ripetersi.
Anche se non è ancora successo nei tempi più recenti, prima o poi la rosa subirà qualche trasformazione. Ovviamente salutano fin da subito i giocatori presi in prestito, come Ceraolo e Segreto, che tornano alla Futura Brolo prima di qualsiasi altra scelta dopo un’annata per loro straordinaria. Quanto alla maggioranza dell’organico, la palla passa alla società. I dirigenti, prima di tutto, dovranno capire da ogni singolo ragazzo quali ambizioni ha a livello personale. Faccio un esempio che credo possa valere un po’ per tutti i nostri calciatori: quello di Maximiliano Lucarelli, ma non perché io straveda per lui o altro. Max veniva da un’esperienza traumatica a Mazzarrà, dove era stato bloccato, aveva subito un infortunio ed il fallimento del club. Dopo mesi di inattività, si è rimesso in gioco a Rocca grazie a Pasquale Ferrara. Ha fatto un ottimo primo anno, poi ha segnato 11 gol in Eccellenza. E’ normale che un ragazzo come lui, così come tanti altri, possa ambire a giocare in una categoria superiore o puntare a vincere il campionato. Ovviamente se ci sono questo tipo di possibilità, nessuno vorrà negargliele. Ad oggi è quindi difficile identificare un percorso da fare, perché qualcuno potrebbe partire proprio per il bene che ha fatto quest’anno. La società ha la voglia di mantenere quanto più possibile dell’ossatura della squadra. Prima ancora che il valore tecnico, in questi ragazzi emerge quello umano, perché hanno davvero dimostrato di avere carattere e con questo di sapersi prendere grandi soddisfazioni.
In un anno travagliato dal punto di vista panchina, il Rocca ha trovato un’assoluta certezza in mister Santino Bellinvia. La costruzione della squadra andrà valutata caso per caso, ma forse la riconferma del mister è strettamente legata agli obiettivi della squadra.
Ritengo che il mister abbia fatto un lavoro incredibile dal 6 novembre alla fine della stagione. Ha esordito con pochissimo tempo a disposizione per preparare la partita con l’Igea Virtus, pareggiando 0-0 e poi, da lì, è stato un crescendo. I progressi sono stati evidenti e sono stati limati dei difetti a livello difensivo in una squadra da sempre votata all’attacco per sua natura. Obiettivamente, oggi Rocca di Caprileone potrebbe stare stretta a Santino Bellinvia. Qualora gli si presenti davanti la possibilità di tornare in serie D, o di abbracciare un progetto davvero ambizioso, credo sia giusto che il mister lo valuti. Il Rocca vorrà naturalmente continuare questo rapporto: numeri alla mano, Santino Bellinvia è il miglior allenatore che questa società abbia mai avuto, senza togliere niente a nessuno. Mi verrebbe quindi difficile pensare che il mister accetti una panchina dove l’obiettivo è una semplice salvezza, anche se ha un ottimo feeling coi dirigenti biancazzurri. Credo ci sia spazio per lui laddove il percorso rimanga molto simile a questo e non ci siano chiamate davvero importanti.
Rocca e Sant’Agata non sanno ancora in quale girone verranno inserite per la prossima stagione. Nel girone A tu e la tua squadra avete vissuto un’esperienza, anche se diametralmente opposta a quella della scorsa stagione. Quali differenze credi ci siano tra i due gironi?
Continuo a seguire il girone A e quest’anno ho avuto modo di recuperare e vedere i filmati di parecchie partite, specie di Parmonval e Gela. La differenza tra i due raggruppamenti è sostanziale. Il girone B è spezzettato. Ha grande, ma grande qualità in alto, che nel girone A non c’è, ha una fascia di mezzo e, purtroppo, quelle che, senza offesa per nessuno, si sono rivelate “squadre materasso”, perché praticamente retrocesse a gennaio. Al contrario, il torneo della Sicilia occidentale è complicato per quello che riguarda la bassa classifica. Il girone è molto equilibrato, è difficile salvarsi e, paradossalmente, una schiacciasassi, se è tale, ha meno problemi di una candidata alla salvezza a raggiungere il proprio obiettivo.
Il Due Torri è in serie D, Sant’Agata e Rocca sono in Eccellenza, è possibile che rinasca il calcio a Capo d’Orlando con un progetto ambizioso: nel territorio dei Nebrodi ci sono tante squadre in pochi chilometri e l’utenza non è poi così grande. E’ difficile trovare dei calciatori? Pensi che la fusione possa rendere tutto più semplice?
La situazione è sicuramente cambiata rispetto agli anni precedenti. In passato, nelle grosse realtà del litorale di riversavano i migliori giovani dell’hinterland. Oggi, venendo a mancare un apporto dalle giovanili forte come dovrebbe essere, è difficile pensare di avere una squadra con 6-7 locali importanti. C’è senza dubbio un problema che è anche generazionale. Secondariamente, ricorrendo tutti a calciatori presi un po’ più in là, è complicato far sì che poche squadre racchiuse in pochi chilometri riescano ad essere tutte competitive. E’ chiaro che avere tre squadre di Eccellenza ed una di serie D nell’arco di 30 chilometri, ad esempio, rende inevitabile che non siano tutte ultra-competitive. Non penso, però, che ci sia una soluzione immediata. Ci sono stati e ci sono dei tentativi di fusione da anni. Due Torri, Orlandina, Sant’Agata… La famosa squadra dei Nebrodi che dovrebbe essere, ma che materialmente non è. I problemi non sono pochi: bisogna pensare a dei colori sociali, ad un nome, ad un terreno di gioco che uniscano tutti. In buona sostanza, riunire le forze si rivela una soluzione un po’ utopistica. Sarebbe la cosa più giusta da fare, ma personalmente credo non si farà mai.