Tra gli ospiti de “La notte della C” a Milano c’era anche l’ex arbitro internazionale Nicola Rizzoli. Il 52enne originario di Mirandola, centro della provincia di Modena, ha avuto una carriera di primissima fascia. Culminata nella finale del Mondiale 2014 vinta dalla Germania contro l’Argentina ai supplementari con il gol di Gotze. A Rizzoli, arbitro Fifa dal 2007 al 2017, furono affidate anche la finale di Champions tutta tedesca, vinta dal Bayern Monaco contro il Borussia Dortmund nel 2013 e l’ultimo atto della Europe League del 2010, in cui l’Atletico Madrid battè il Fulham, sempre all’overtime.
In Italia invece ha diretto tra le altre una Supercoppa vinta dal Milan con l’Inter nel 2011 e la finale di Coppa Italia del 2010 che vide l’Inter prevalere sulla Roma. Gli inizi però in Lega Pro, nel lontano 2001, con la finale playoff vinta dalla Triestina a Mestre. “La serie C sicuramente è molto formativa, per i calciatori ma anche per i direttori di gara. Spesso accade che qualcosa nel tuo arbitraggio non va come speri. Nel viaggio di ritorno verso casa sei triste ma impari dagli errori”, ha ammesso sul palco.
Prima di scalare le categorie, iniziò a formarsi proprio in C. Da qui l’invito a presenziare alla presentazione del nuovo logo da parte del presidente Marani: “Tra i 26 e 28 anni ero giovane, considerata l’età media di un arbitro. Ricordo che la C mi metteva di fronte ad una realtà non semplice. Devi rischiare, innovarti e tirare fuori qualcosa di tuo. È stata una bella palestra”.
Quando a Rizzoli è stato chiesto se sia stato più complicato dirigere la finale del Mondiale o quella della Champions League, la risposta è stata per molti versi sorprendente: “Due finali iconiche ma io ricordo come le più difficili un Messina-Catania e un Giugliano-Nocerina. Da arbitro in realtà in quei casi speri sempre che ti capiti la partita più tosta, in cui c’è un grande pubblico e tanta tensione”.
Era il il 12 febbraio 2001 e nel derby di ritorno al “Celeste” vinsero 0-2 gli etnei con doppietta di Ambrosi, mentre i peloritani prevalsero qualche mese dopo nella finale play-off per la B, tristemente famosa per la morte di Tonino Currò. Ci furono momenti di tensione sia prima del calcio d’inizio che nell’intervallo, quando entrarono diversi supporters catanesi arrivati in ritardo allo stadio. Rizzoli lo ha ricordato anche nel suo libro: “Un derby sentito, tra l’altro per la prima volta ero in diretta su Rai Sport Sat e sapevo che gli amici mi guardavano. Circa duemila tifosi del Catania erano rimasti fuori dallo stadio ed erano entrati di forza ai bordi del terreno di gioco, quelli del Messina erano arrabbiatissimi. Entrai in campo e c’era gente ovunque. Mi venne in mente di chiamare il capo degli ultrà messinesi: mi si presenta nello spogliatoio un tipo gigantesco, sembrava un armadio, non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi da quanto era grosso. Gli dissi: “Vedi tu se si può giocare, sennò andiamo tutti a casa”. Lui mi rispose: “Okay, però io rimango in campo”. Glielo accordai, lui fece un cenno alla Curva e tutti si calmarono”.