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Il ricordo di Sergio Colosi: “Licordari amava veramente la città e il Messina”

Abbiamo chiesto al collega del Corriere dello Sport, attuale responsabile dell’ufficio stampa del Comune di Messina, di tracciare un ritratto dell’indimenticabile Mino, scomparso prematuramente nella serata di lunedì. Vi proponiamo la sua struggente missiva, che contiene anche alcuni piacevoli aneddoti.

Sergio Colosi
Il giornalista Sergio Colosi negli studi di Tremedia

A volte, nella vita, ti capita di incontrare persone che segnano il tuo percorso di crescita e negli affetti li metti subito dopo i genitori. Io ho avuto questa fortuna e il mio angelo custode è stato Mino Licordari. L’ho conosciuto grazie a Nino Martorana, presidente della Gioventù Giallorossa, club a cui appartenevo da ragazzo, e la mia vita, personale e professionale, è stata segnata in positivo da questo grande rapporto di amicizia che è nato quando ero poco più che ventunenne ed ora ne ho quasi quarantotto. Mai un litigio che sia durato più di mezzora: <Tra due arieti, sappiamo capirci>, mi ripeteva sempre.

Mi ha portato a Telespazio Messina, facendomi diventare giornalista; poi sono stato suo compagno di viaggio a Telecolor Catania e al Corriere dello Sport. Esperienze di vita e professionali di primissimo livello; apparentemente ti rimproverava e sembrava duro, poi invece era una persona dolcissima e splendida, che si pentiva dopo qualche istante se alzava la voce, pur avendone la titolarità. Mai cattiverie gratuite e vi assicuro invece che oggi ne vedo tante e a tutti i livelli ma non mi scompongo e sfondo i muri, perché ho preso la sua testardaggine, la sua forza, il suo coraggio giornalistico.

Mino Licordari
Il grande Mino Licordari alla prima conduzione di ‘Avanti un Altro’ nel 1976

Amava veramente la città di Messina e il Messina, oggi invece sono sempre meno quelli che esprimono tali sentimenti per la città, che vivono, e per la squadra di calcio. Mi ha fatto fare gavetta e ne sono orgoglioso e la stessa gavetta ha riservato ad altri giornalisti ed anche a suo figlio Maurizio, che ha trattato come uno di noi senza distinzioni. Quando mi sono lasciato con la mia fidanzata dopo quasi undici anni, sono andato da lui a piangere a Rometta, dove mi ha illuminato e rasserenato. Quando ho deciso di fare il commercialista, insieme all’attività di giornalista, mi ha presentato suoi clienti, che sono diventati anche miei.

Tanti anni fa, a casa sua, mangiavamo, giocavamo a poker, parlavamo del Messina e di tv, ogni scusa era buona per stare insieme. Mi diceva sempre: <Fai il giornalista, è un’attività meravigliosa, ma non solo quella, perché non devi mai dipendere da nessun padrone. Guarda me, faccio l’avvocato e posso sempre mandare chiunque a quel paese>. Aveva ragione, ho sempre fatto tesoro delle sue parole e un certo tipo di giornalismo non mi apparterrà mai. Come voleva lui, come mi ha insegnato, come sono abituato a fare.

Sergio Colosi

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