L’ex allenatore del Città di Messina Pasquale Rando da due anni ha preferito rinunciare alla panchina, concentrandosi invece nel progetto di rilancio del Camaro, di cui ricopre la carica di direttore generale (per l’approfondimento vi rimandiamo alla precedente intervista).
Ai nostri microfoni il tecnico peloritano ancora una volta non ha però potuto nascondere il suo passato da tifoso di Curva: “Il Messina è la nota dolente di quest’annata. Non mi aspettavo un finale di stagione così sofferto: ero convinto che in qualche modo si sarebbe potuta raggiungere la salvezza in anticipo. Il campo invece ha detto altro. Adesso bisogna mantenere la calma e restare vicini alla squadra, mettendo da parte le polemiche, che in questo momento non servono. È anche una questione d’orgoglio e diventa fondamentale mantenere la categoria, indipendentemente da come si chiuderà l’esperienza di Lo Monaco. Mi auguro che il patron possa ripensarci, ma forse i rapporti con la città e le Istituzioni sono irrimediabilmente compromessi. Speriamo magari che in estate possa avvicinarci qualche imprenditore in grado di supportarlo”.
Un fattore chiave nelle rimostranze dell’imprenditore campano è rappresentato dalla gestione delle strutture. Rando ammette: “Lo Monaco ha le sue ragioni. Il San Filippo è ingestibile, ha costi ed utenze di portata insostenibile, perché comprendono anche la foresteria oltre alle aree interne ed esterne dell’impianto”.
Il “Giovanni Celeste” trasformato in un fondo degno della Parigi-Dakar rappresenta ovviamente un’immagine dolorosa per l’allenatore messinese, che si occupò in prima persona del manto erboso della struttura di via Oreto: “Quando l’ho salutato era in ben altre condizioni… Con il Città di Messina avevamo ospitato su quel terreno il Siena di Antonio Conte e l’Avellino di Salvatore Vullo, che lo scelse per preparare i play-off per la promozione in C1 contro il Milazzo. Per preservare il fondo ci spostavamo a Mili o al XXIV^ Artiglieria, dove fu nostro ospite invece il Modena di Bortolo Mutti”.
I dirigenti incaricati dal Comune hanno prospettato addirittura la definitiva trasformazione del “Celeste” in un campo in terra battuta. Un’ipotesi che fa inviperire Rando: “La città deve andare avanti, non indietro. Quando siamo entrati in quello stadio dopo il fallimento del FC Messina e dopo che l’ACR aveva deciso di trasferirsi definitivamente al San Filippo il terreno era nelle stesse condizioni attuali ma dopo due mesi di interventi tornò all’antico splendore”.
Il dg del Camaro è perplesso anche sull’immediata fattibilità del progetto che vorrebbe un manto in sintetico al posto dell’erbetta naturale: “I costi sono rilevanti e ad ottenere i necessari finanziamenti dovrebbe essere o il Comune o un privato che nel frattempo dovrebbe però avere ottenuto una concessione pluriennale. A mio avviso un accordo di questa natura può arrivare soltanto in cambio di seri impegni per il sociale e non certo per lucrarci… Vi sono tantissime soluzioni, ma vanno attuate politiche degne di questo nome e non figlie di semplice improvvisazione. Non si possono concedere gli impianti alle società fino al 30 settembre, per poi dovere ridiscutere i dettagli dell’accordo a campionato già iniziato!”. Impossibile dargli torto…