Si è presentato alla vigilia dell’atteso derby con il Catania il nuovo tecnico del Messina Ezio Raciti, chiamato a risollevare una squadra capace di ottenere appena un punto nelle ultime sei giornate: “È stata una settimana intensa. Si è lavorato tanto in campo per fare gruppo e stimolare i ragazzi sotto l’aspetto fisico, mentale e nervoso. Non c’è stato spazio per le emozioni per questo ritorno in C, magari le proverò proprio domenica, speriamo siano belle”.
La priorità è proprio dimenticare un girone di andata che ha relegato i peloritani sul fondo della graduatoria: “Non dobbiamo guardarci alle spalle, a quello che è successo nelle ultime settimane. La squadra è stata allenata da due grandi professionisti, tecnici preparati che hanno svolto un grande lavoro anche con il preparatore, trasmettendo i concetti giusti. Gli episodi, il Covid e gli infortuni ci hanno penalizzato più del dovuto”.
L’ex tecnico del Troina non si è sbottonato sullo schieramento e sull’eventuale conferma del 3-5-2 o il passaggio alla difesa a quattro: “Non è necessario che l’allenatore incida più del dovuto. I moduli contano meno di approccio, volontà e modo di stare in campo. Dovremo orientarli tatticamente, mettendoli nel posto giusto per cercare di recuperare autostima. Abbiamo giovani e professionisti che hanno fatto questa categoria e vorrebbero arrivare in serie superiori”.
Raciti è passato in poche ore dalla guida della formazione “Primavera” alla prima squadra: “Se la società ti affida la squadra in un momento difficile e particolare ha fiducia e rispetto del tuo lavoro ma nel calcio è tutto legato ai risultati. L’obiettivo è fare il possibile in queste due partite. Dal 23 dicembre vedremo, sono un tesserato a disposizione del club”.
Le dimissioni paventate dal presidente Sciotto e dal direttore generale Lo Monaco, lo sgradevole scontro social con l’ex Milinkovic, il secondo cambio in panchina non rendono agevole il lavoro: “I ragazzi sono stati blindati dall’esterno e sono sereni. Li ho ringraziati per la professionalità. Non ho trovato una squadra demotivata. Il mercato di gennaio non può essere un alibi. Alleno da 31 anni, in tutte le categorie dalla C in giù. Bisogna essere umili e modellarsi per entrare in empatia con i calciatori per estrarre le loro potenzialità”.
Dopo il 5-0 incassato con la Turris bisognerà anche reagire d’orgoglio: “Bisogna ritrovare l’affetto del pubblico e gli indisponibili. La tifoseria e la città sono state mortificate. Dobbiamo dare tutto quello che abbiamo per regalare un momento di gioia. Se l’avversario è più forte devi comunque dare il massimo per non avere rimpianti”.
Un risultato positivo nella sfida con gli etnei potrebbe valere doppio, anche emotivamente: “Ci sono le capacità e la determinazione per invertire la rotta. A Siracusa esordii battendo il Catania. Quella vittoria ci diede linfa per emergere. Vincere un derby potrebbe essere importante per azzerare quanto è successo finora e ricominciare coesi con la società, con serenità, per riprendersi quello che meritiamo”.
La ricetta per ripetersi è legata al lavoro: “Valuteremo in un briefing chi era fuori da un po’. Damian e Vukusic hanno un tasso tecnico elevato, superiore alla categoria, ma vanno integrati nella squadra. Serve la partita perfetta per giocarcela alla pari. Sarà un compito arduo ma dobbiamo provarci. Ho visto parecchi video e dormito poco”.
L’avversario ha mostrato buoni numeri e sarebbe in zona playoff senza la penalizzazione e la crisi societaria: “Il Catania è costruito e allenato in modo egregio, gioca bene, è maturo. Ha dei punti deboli che abbiamo studiato e cercheremo di sfruttare. Va preso con le molle. Moro non è facile da marcare e frenare, è sempre concentrato”.
Raciti ha commentato infine le ventuno gare alla guida del Siracusa in C, confrontandole all’attuale Lega Pro: “I precedenti hanno poca importanza. Le squadre importanti ci sono sempre state. Sento ripetere da anni, da quando giocavo, che il livello si è abbassato ma è difficile fare paragoni. C’è un campionato importante, in cui il Bari ha qualcosa in più. All’epoca c’erano Juve Stabia e Trapani, il livello era medio-alto, con giovani che come oggi volevano emergere”.