Gabriele Quitadamo è uno dei silenziosi protagonisti della stagione del Fc Messina. Per lui ben 27 gettoni tra campionato e Coppa Italia, per dieci volte subentrando dalla panchina, considerata la grande qualità dei centrali peloritani, non a caso alla guida della terza retroguardia meno battuta del torneo.
Il difensore torinese ha trascorso in Sicilia la sua Pasqua: “Con moglie e figlio, a Milazzo. Paradossalmente stiamo un po’ meglio dei tanti parenti che vivono al Nord, dove la situazione è complicata per via del coronavirus. Il Piemonte è tra le regioni più colpite. Sono impauriti e restano chiusi in casa, sperando che finisca il primo possibile”.
Anche i calciatori hanno visto la loro routine stravolta da un’emergenza che in Italia ha già originato 20mila vittime: “È stano allenarsi da solo. Ti mancano spogliatoio e pallone. Stiamo svolgendo con la massima professionalità gli esercizi del preparatore atletico e sentiamo quotidianamente i compagni in video-chiamata. Speriamo il prima possibile di riprendere tutti assieme e riconquistare un po’ di normalità”.
La lenta ma costante decrescita della curva dei contagi potrebbe portare la A in campo a fine maggio: “Il massimo campionato ovviamente è più esposto. Poi potrebbe ripartire tutto, presumibilmente a porte chiuse. Un provvedimento peraltro che in D, escludendo il Palermo e il suo grande pubblico, inciderebbe meno. Si saprà tra un paio di settimane”.
Allenarsi lontano dal campo ovviamente incide: “Facciamo tanto lavoro atletico e di forza, ma non i cambi di direzione. Quando torneremo ad allenarci davvero in gruppo di fiato staremo bene ma sul breve ci vorrà qualche settimana per trovare la forma migliore”.
L’ex calciatore del Cuneo è soddisfatto della sua annata: “Sto dando il massimo e spero di potere fare ancora bene. La svolta è stata rappresentata dal cambio di allenatore e da una lunga serie di risultati positivi, soprattutto nel girone di ritorno, che ci ha portato al quarto posto, a un punto dal Giugliano terzo”.
In trasferta è arrivato però un solo gol nelle ultime cinque gare: “Si sente un po’ l’assenza di giocatori importanti per l’attacco come Aladje e Carbonaro, ma anche la sfortuna. Ad Acireale abbiamo avuto due o tre occasioni nitide, come il palo di Dambros, e anche Melillo è stato fermato da una prodezza del portiere avversario”.
Gabriele è un esempio peraltro proprio per Alberto Gomes, ai box da novembre: “Ci siamo sentiti nei giorni scorsi. Sta facendo tanto lavoro con il ginocchio. Personalmente ho avuto lo stesso infortunio e sono stato fuori sette mesi. Il legamento biologicamente ha bisogno di tempo, ma lui ha una struttura fisica potente”.
Tra le note liete l’atteso avvicinamento dei tifosi: “Li abbiamo conosciuti ad Acireale. Ci rendono orgogliosi. L’Acr ha sempre avuto il suo seguito e un po’ li invidiavamo. Il nostro obiettivo era fare bene per provare a portare qualcuno dalla nostra parte. Ci danno una spinta in più e poi a Messina sono sempre stati caldi e passionali”.
Il virus ha ovviamente fermato tutti, mettendo in difficoltà anche la proprietà: “Non è facile per nessuno, in tutta l’Italia e nel mondo. Si è fermata l’economia e tra le tante aziende ci sono anche quelle del presidente. Se si dovesse ripartire non mancheranno le incognite, dopo due mesi fermi a casa. Anche se il Palermo ha mezzo campionato in tasca”.
In riva allo Stretto l’ex prodotto del vivaio granata ha trovato volti noti e qualche sorpresa: “Gli over li conoscevo tutti, bene o male. Avere in squadra elementi come Coria, Melillo, Giuffrida, Carbonaro e Marchetti ti fa apprezzare il loro potenziale. Gli under mi hanno fatto una bella impressione. Ragazzi come Correnti, Casella, Brunetti, Marone e Miele dimostrano una maturità superiore rispetto alla loro età, anche per applicazione”.