Una salvezza da conquistare dopo la regular season, come nel 1990. Allora c’era in palio la permanenza in Serie B, in uno spareggio da disputare in gara unica. Avversario il Monza, all’Adriatico di Pescara. Il Messina di Igor Protti riuscì nell’impresa di mantenere la categoria, grazie ad un successo per 1-0. Una delle pagine più importanti dell’avventura in riva allo Stretto dell’ex bomber riminese. “Il ricordo più bello è legato al finale di partita, quando potemmo festeggiare una sofferta salvezza. Fu una liberazione” racconta Protti. “Per fortuna si giocò subito, il mercoledì, dopo che avevamo concluso il campionato tre giorni prima, la domenica. C’erano i Mondiali alle porte e non erano consentiti ulteriori rinvii. Con così poco tempo non vi era la possibilità che la tensione si facesse sentire ulteriormente, ma ovviamente la retrocessione volevamo evitarla tutti ed il peso si sentiva”.
Risolse Doni, non un habitué del gol, segnando con uno stacco di testa sugli sviluppi di una palla inattiva. “Paolo non era sicuramente un bomber, però ci permise di rimanere in B con quella rete di testa. Credo sinceramente che si tratti del gol più importante della sua carriera”.
L’esodo dei sostenitori giallorossi a Pescara, tifoseria con la quale è nato un sentitissimo gemellaggio, è un’altra immagine indimenticabile di quel giorno. “Ricordo che era come se giocassimo in casa. I tifosi del Monza erano pochissimi, mentre noi eravamo sostenuti da chi era salito dalla Sicilia e da chi viveva in giro per l’Italia. Alcuni del Pescara, poi, si aggiunsero ai nostri. La differenza di calore era notevole e queste cose sono importanti in partite così”.
Quella era una gara secca, mentre ad attendere il Messina c’è la doppia sfida dei playout con la Reggina, spalmata nei 180’. “La partita secca lascia più spazio a tutte le possibilità. Se una squadra ha più qualità e capacità e però vive una giornata negativa mentre gli altri danno il meglio, non ha magari il tempo di recuperare. Tra andata e ritorno, invece, puoi sbagliare qualcosa in più. In una doppia sfida dovrebbero emergere i valori veri. Alla nostra epoca non erano ancora contemplati i playout e giocammo quello spareggio semplicemente perché avevamo chiuso il torneo a pari punti”.
Tra Messina e Reggina ci sarà, tra martedì e sabato, in palio la salvezza in Lega Pro: si profilano due derby tra i più importanti della storia. “Sarà una partita molto particolare, due derby in cui si gioca per la salvezza o la retrocessione. La tensione sarà notevole. Il Messina ha ottenuto il massimo nelle altre due sfide stagionali e ha probabilmente dimostrato di avere qualità superiori, ma bisogna fare attenzione. Le due tifoserie saranno comunque uno spettacolo”.
A far discutere in questi giorni è stata però la sentenza del Coni che ha restituito due punti agli amaranto e stravolto la classifica del girone C, condannando alla retrocessione diretta il Savoia. Protti la pensa così: “Che questo derby si debba giocare lo si sa soltanto da tre giorni. È strano, è singolare che si sia arrivati a questo. Ormai succedono delle cose che da fuori sono difficili da comprendere”.
Igor di derby se ne intende, da bomber di razza che nel corso della sua carriera ha spesso fatto male alla Reggina: “Ne ho giocati quattro, vincendone due e segnando sia a Reggio che al “Celeste”. Il ricordo più incredibile è relativo al successo ottenuto in Calabria nel 1990, perché quanto tornammo con la Caronte ed arrivammo a Messina c’era una marea di gente ad accoglierci e a festeggiarci, in quanto non tutti erano potuti venire allo stadio. Fu quasi come se avessimo vinto il campionato: un’emozione straordinaria. Nella stagione seguente, invece, Cambiaghi aprì le marcature e poi feci io il gol del raddoppio, in tuffo di testa, su cross di Traini, proprio sotto la Sud. Ma era tutto lo stadio a trascinarci all’epoca, non soltanto la curva. Un ambiente davvero fantastico”.
Da dieci anni esatti Protti ha appeso le scarpe al chiodo, dopo aver realizzato 250 gol in carriera ed entusiasmato tante piazze. Insieme a Dario Hübner è l’unico giocatore capace di essere stato capocannoniere in A, B e C. Un record del quale va ovviamente orgoglioso. “Ho avuto una carriera molto lunga, con tantissime gioie ed emozioni. Sorrido se penso che a livello di giovanili ho giocato da centrocampista e che poi ho vinto quattro volte la classifica marcatori, due volte in C1. Sono fiero del mio record: unico capocannoniere nella storia della massima serie la cui squadra (il Bari, ndr) è poi retrocessa. È successo una volta sola in 100 anni ma devo dire grazie anche ai miei compagni che mi fecero segnare tanto. Dopo tanti anni mantengo tanti rapporti nelle città in cui ho giocato: è tra le soddisfazioni più grandi. I tifosi hanno capito che ho indossato le loro maglie con tutto me stesso ed alcune, ancora oggi, me le sento cucite addosso”.