“Colgo l’occasione per ringraziare di cuore tutti i miei giocatori, in campo e non (compresi Santino Munafò, Briguglio e Ginagò): è tutto merito loro se domenica scorsa siamo riusciti a rimontare due reti di svantaggio e a battere il Città di Milazzo. Questa vittoria è stata il frutto del loro attaccamento verso la maglia del Pistunina. E così, dal guizzo di Ghartey in poi, è stato tutto un crescendo che ci ha permesso di sovvertire il match”.
Dopo l’incredibile “remuntada” di Mili Marina (da 0-2 al 3-2), il trainer del Pistunina Nello Miano chiede la parola per dare risalto alle gesta dei propri atleti, poiché nelle ultime 48 ore ritiene di aver ricevuto – da allenatore – troppi elogi da parte della critica, per l’impresa compiuta contro una delle “grandi” del girone B di Promozione. “La tattica e le sostituzioni non c’entrano nulla – aggiunge -, contava la loro voglia di reagire a riscattare il 4 a 0 subìto in Coppa Italia mercoledì scorso al Grotta Polifemo. Un risultato, quello ha sancito la nostra eliminazione, determinato da episodi fortuiti, nostri demeriti (su 8 gol incassati nelle 4 partite con i mamertini, quattro li abbiamo presi su palle da fermo) ed errori arbitrali. Su tutti un rigore a nostro favore che avrebbe potuto riaprire le sorti della qualificazione. Ma in quell’occasione, a prescindere dalla sconfitta finale, i ragazzi hanno sputato sangue, e perciò li ho difesi a spada tratta”.
Alla terza stagione di fila con i “leoni” rossoneri, Miano rappresenta ormai un punto di riferimento per la società del Pistunina, quasi un manager alla Ferguson, di sicuro quasi un membro di famiglia. Ma lui, con l’umiltà e la bontà d’animo che da sempre lo contraddistinguono, cerca anche stavolta di schermirsi: “Il Pistunina s’identifica nella famiglia Velardo, a cominciare dal presidente Salvatore, e in tutti gli amici che gravitano attorno alla dirigenza: penso ai veterani di lungo corso come Nino Nicosìa, che domenica scorsa a quasi 55 anni era in distinta come secondo portiere; poi Angelo Saija, Gino Coluccio, Sandro Pinizzotto e Pippo Ficarra. Tutta gente che ha il Pistunina nel sangue”.
Quanto all’obiettivo stagionale, non sembrano esserci dubbi sul fatto che il club riuscirà ad entrare nelle prime 5 in graduatoria. Al momento Di Pietro e soci hanno consolidato il loro quinto posto con 36 punti (sei in più rispetto alla sesta posizione): se il campionato finisse oggi, disputerebbero anche i play-off dato che il loro ritardo dalla seconda in classifica è sceso a 9 lunghezze, rispetto ai dodici della scorsa settimana. Come è noto il regolamento prevede che, qualora la seconda e la terza accumulino un vantaggio superiore ai dieci punti, le stesse accedano direttamente al secondo turno degli spareggi senza dover disputare i play-off. “Ecco, la mia preoccupazione sta tutta nel distacco in classifica – sottolinea un realista Miano -. Oltretutto dovremo fare i conti con un doppio svantaggio: il dover ancora osservare il turno di sosta previsto dal calendario, nonché la difficoltà di dover affrontare una serie di avversari in lizza per i propri obiettivi: penso a Castelbuono e Castelbuonese, ma anche a Taormina e Riviera. Ma siamo qui, decisi a giocarcela sino in fondo”.
Infine, il trainer del Pistunina svela un rituale scaramantico: subito dopo ogni sconfitta della prima squadra, il tecnico nativo di Roccalumera si rifugia puntualmente presso un “confessore” di fiducia: “Il depositario dei miei malumori è il mio barbiere compaesano Nino Brigandì: mi rivolgo sempre a lui quando le cose mi vanno male. E devo dire che, finora, mi ha sempre portato bene”. Ma è ovvio che sia lui, che tutti gli altri componenti del Pistunina tocchino ferro, sperando di non dover più assaporare l’amaro sapore della sconfitta in questo finale di stagione. Sarebbe un’atroce beffa veder nuovamente sfumare i play-off di un soffio, per il secondo anno di fila.