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Messina

Petrucci: “Chi non ci crede è giusto che vada. Ha pesato l’incertezza societaria”

A parlare a nome del gruppo, dopo la sesta sconfitta maturata nelle ultime sette gare, è il centrocampista Davide Petrucci, che non nasconde le difficoltà vissute nella settimana dell’apertura del mercato: “Siamo molto rammaricati del risultato e della prestazione. Non abbiano lavorato probabilmente nelle condizioni giuste. Da alcune settimane ormai gran parte dei giocatori non vuole stare più qui e quindi quando lavori in un contesto di gruppo in cui tanti non remano nella stessa direzione diventa tutto più complicato. Non è possibile fare un allenamento senza arrivare ad undici calciatori perché mezza squadra non c’è. Poi ne paghi le conseguenze in partita e i risultati non arrivano”.

Curva Sud
Lo striscione della Curva Sud (foto Paolo Furrer)

Il pubblico visto al Franco Scoglio dimostra che la fame di calcio è comunque immutata: “Era la prima partita del nuovo corso, con i tifosi che ci hanno sostenuto dall’inizio alla fine, e volevamo iniziare in modo diverso. Una piazza blasonata come Messina ha bisogno di gente totalmente concentrata e devota al percorso che deve affrontare. Se qualcuno non se la sente è giusto che si faccia da parte e lasci spazio ad altri. Insieme a chi rimarrà cercheremo di dare il massimo. Messina la reputo una piazza importante, con blasone, storia e pubblico. L’avevo incontrata in passato e me ne ero reso conto. È da serie B o magari da A, non certo da D. Non vive un momento felice, la gestione degli ultimi anni non è piaciuta all’ambiente e per questo è stata percepita così ma la reputo ancora da prima fascia”. 

Frisenna
Frisenna difende un possesso (foto Paolo Furrer)

L’infinita trattativa societaria che si è prolungata per sette mesi ha tolto punti di riferimento al gruppo: “Non ci sono le migliori condizioni ma non deve essere una scusa. In tanti non vengono da stagioni positive ma questo deve essere uno stimolo e alimentare la voglia di rivalsa. Soltanto un debole scappa di fronte alle difficoltà. Abbiamo un’opportunità importante e me io voglio giocare, fino alla fine. Purtroppo in molti non stanno più con la testa qui anche perché non c’è chiarezza attorno a questa società, che quindi viene percepita così all’esterno. La chiedono la città, i tifosi e i calciatori. Il contorno non ci dovrebbe condizionare ma purtroppo ti influenza e influisce. Per troppo tempo non era chiaro se il presidente avrebbe venduto o meno: tutto questo destabilizza l’intero ambiente”.

Lia
Lia in azione sulla corsia (foto Paolo Furrer)

Evidente l’involuzione rispetto alla prima fase del torneo: “Ad inizio stagione nessuno ci ha messo sotto e avremmo meritato più punti. Spesso ce la siamo giocata ma sono mancate concretizzazione in avanti e ci sono stati errori dietro. Sull’1-1 dovevamo gestirla diversamente. Ci siamo sciolti invece com’è accaduto spesso nelle ultime settimane. La missione salvezza è troppo importante da raggiungere e con l’innesto di gente che crede nel progetto è realizzabile. Non siamo inferiori alle quattro-cinque squadre che ci sono davanti. Se non mi verrà detto di andare via io resterò qui. La nuova società farà le sue scelte”. L’apertura del mercato ha convinto in tanti che la cosa migliore era andare via. Le difficoltà ci sono in tante squadre. Bisogna essere professionali e portare a termine il progetto a cui ti sei legato. Servono qualità, personalità e gente di spicco. Se hai più armi a tua disposizione puoi affrontare la guerra, altrimenti sei destinato a perderla”.

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