Presenti anche Pietro Franza e Giuseppe Aliotta, figlio di Emanuele (foto Nino Famà)
La sentenza di primo grado del processo sul fallimento dell’FC Messina è arrivata nel tardo pomeriggio di mercoledì: pesanti le condanne inflitte ai fratelli Pietro e Vincenzo Franza, rispettivamente presidente e vicepresidente della società calcistica, e a Francesco Cambria, presidente della “Co.fi.mer. spa” e componente del consiglio di amministrazione del club che militò per tre stagioni in serie A.
I giudici della prima sezione del tribunale hanno condannato Vincenzo Franza a quattro anni e mezzo di reclusione; Pietro Franza a quattro anni; Francesco Cambria a tre anni e mezzo. Condannati anche al pagamento delle spese processuali e per loro disposta l’interdizione dall’esercizio di impresa per la durata di dieci anni, e dai pubblici uffici per cinque anni. I Franza sono stati assolti per diversi capi d’imputazione, compreso quello relativo all’operazione per la cessione dei marchi, con la formula “perché il fatto non sussiste e non costituisce reato”.
Assoluzione piena, invece, perché il fatto non costituisce reato, per Domenico Santamaura, presidente del collegio sindacale della società, Carmelo Cutrì e Stefano Galletti, componenti del collegio sindacale della società. Le vicende societarie del FC Messina nel 2008 finirono nel mirino della magistratura.
Dall’entusiamo per gli anni d’oro del calcio cittadino all’amarezza per la scomparsa del club, fallito ufficialmente nel marzo 2009
Secondo l’accusa, rappresentata dal Pm Fabrizio Monaco, Pietro e Vincenzo Franza, in concorso tra loro, avrebbero esposto nel bilancio chiuso nel 2005 fatti non rispondenti a verità, iscrivendo tra i “redditi” un contributo in denaro versato dalla Lega Calcio per l’importo di cinque milioni di euro. Questo – a detta dell’accusa – al fine di celare perdite nel bilancio per una somma di quasi 2 milioni e mezzo di euro.
Santamaura, Cutrì e Galletti furono accusati di avere omesso il controllo di tutte le attività societarie (omissione del potere di vigilanza e dei poteri ispettivi come componenti del collegio sindacale dell’FC Messina), consentendo, in concorso con i fratelli Franza, “distrazione di consistenti risorse economiche della società”. Lo scorso gennaio, il Pm Monaco aveva chiesto anche per loro condanne rilevanti: tre anni ciascuno.
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