Sembrava tutto fatto, persino un comunicato stampa ufficiale della società aveva annunciato l’imminente acquisto dell’Igea Virtus da parte di Vincenzo Longo ed invece ora la situazione è diventata tremendamente complicata. Da quel fatidico 20 giugno di passi in avanti non ne sono stati compiuti, quando sembrava ormai prossimo alla celebrazione il matrimonio tra l’imprenditore jesino e la società giallorossa. Così, il futuro del sodalizio barcellonese è tornato clamorosamente in discussione, perché entro la metà di questo mese va ultimato l’iter per l’iscrizione al prossimo campionato di serie D con annessa fideiussione bancaria.
Tutto sembrava fatto, dicevamo, ma probabilmente qualcosa non ha convinto Longo, che doveva tornare a Barcellona per mettere nero su bianco ed invece dalle parti del Longano non si è fatto vivo nessuno. Tra il 9 ed il 13 luglio vanno fatti tutti i passaggi necessari, al massimo entro il 18, altrimenti per l’Igea Virtus si aprirebbero le porte del baratro e ciò rischierebbe di vanificare gli ultimi straordinari sette anni. La situazione è davvero delicata, al momento le possibilità che l’affare possa concretizzarsi sono molto basse.
A fare il punto della situazione ci pensa il presidente uscente, Nino Grasso: “La situazione è molto chiara. Noi abbiamo detto chiaramente che i crediti che avanziamo in Lega possono essere scorporati dall’iscrizione. Con Longo avevamo anche stilato un documento, non firmato, in cui si organizzava un crono-programma e si stabiliva nella giornata del 30 giugno il momento conclusivo della trattativa. Mi pare che tale data sia trascorsa senza che nessuno si sia fatto vivo”.
Grasso poi aggiunge: “Purtroppo ci sono delle scadenze davvero prossime, se non vengono onorate l’Igea Virtus tornerà lì dove l’abbiamo presa sette anni fa. Quello che mi preme sottolineare è come qualora ciò accadesse non sarebbe certo per i debiti accumulati dalla società, dal momento che i conti sono a posto, ma perché nessuno ha rilevato le sorti della squadra da quando abbiamo annunciato il nostro disimpegno”.