Il Messina sta vivendo un anno molto complicato, tra disaffezione, classifica precaria, una tradizione di questa gestione, e scarsa comunicazione con la piazza. Nella sua prima conferenza stampa in città il direttore sportivo Giuseppe Pavone ha chiarito che per il mercato in entrata bisognerà attendere il 2025: “Ora è prematuro parlarne anche perché questi ragazzi meritano considerazione e rispetto. Da qui a gennaio il campo sarà il giudice. Il posto libero in lista? Meglio aspettare in questa fase. Chiaramente il telefonino lo hanno tutti e leggono cosa viene detto. Noi cerchiamo di tenere il gruppo fuori dal clima negativo e dalle polemiche ma gli spifferi e le tensioni arrivano e sfiancano”.
Il primo a sfiancarsi fu Giacomo Modica, che soltanto qualche settimana fa presentò le sue dimissioni, poi rientrate: “Arrivarono in un momento di sofferenza. La mancanza di leadership l’ho avvertita anche io e ritengo che soltanto il mister può rappresentare l’uomo a cui fare riferimento, un po’ come avveniva a Foggia con Zeman. Se mi dimettessi io non avrebbe la stessa presa che invece è stata rappresentata dal suo passo indietro, contro cui tutti si sono opposti immediatamente”.
Tutto questo non aiuta: “Una partita senza il tifoso e il pubblico è complicata, ad Avellino c’erano 8mila persone che li hanno trascinati e li hanno aiutati dandogli motivazioni supplementari. Le strutture? Da tre mesi non riusciamo ad entrare al “Franco Scoglio”. A Bisconte c’è un ottimo centro sportivo, con tutti i confort ma purtroppo i turni disponibili sono ridotti. Dobbiamo spostarci a Santa Lucia del Mela e farlo tutti i giorni per un calciatore diventa complicato. Bisognerebbe magari sfruttare nuovamente il XXIV^ Artiglieria come ai tempi di Bortolo Mutti”.
Il mercato estivo del Messina, com’era già accaduto con tutti i predecessori di Giuseppe Pavone, è stato complicato, a conferma che la società di Sciotto non ha saputo conquistare adeguata considerazione. ha analizzato con franchezza le difficoltà: “Pensavo che Messina fosse una piazza accettabile ma ripenso forse troppo alla squadra di Scoglio. Durante il mercato ho ricevuto tanti no e non mi spiegavo tanti rifiuti. Abbiamo cambiato a volte strategie e obiettivi e alla fine si è sicuramente ottenuto il massimo”.
Lampante l’esempio dell’esterno sinistro Marco Rosafio: “Era stato con noi a Cava dei Tirreni. Lo abbiamo cercato a più riprese e lo chiamò anche il presidente. Ci ha chiesto due anni di contratto ad una cifra importante ma poi ha rifiutato e si è accasato a Potenza, con un accordo di un anno e ad una cifra minore. Ha pesato quindi la volontà più dell’aspetto economico. Non siamo stati noi a scegliere i giocatori ma loro hanno scelto noi”.
Pesante anche l’addio del centrocampista Domenico Franco: “Lui sarebbe stato titolare a Crotone in Coppa Italia. La mattina della partita chiese di non essere schierato per evitare infortuni che gli avrebbe precluso la cessione al Picerno. Il suo procuratore aveva chiesto un prolungamento di contratto e io suggerii di non portarlo in panchina e lasciarlo in tribuna”.
Infine un riferimento filosofico. Pavone ha ricordato che Churchill diceva “La vittoria non è per sempre, la sconfitta non è definitiva. Ciò che conta è andare avanti”. “Io non posso cambiare il presidente, che ha un suo carattere, che sto conoscendo. Non so cosa accadrà ma resto convinto che ci sono i presupposti per un futuro migliore”.