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Parisi: “Mi stupisco quando rivedo alcuni miei gol. Oggi studio da allenatore”

Quattordici gol, da terzino, imperversando sulla fascia sinistra. Alessandro Parisi fornì un contributo straordinario per la promozione in A del Messina. Il mancino palermitano, da autentico uomo mercato, era arrivato in giallorosso dalla Triestina. Fu uno dei protagonisti assoluti di quella cavalcata incredibile, culminata il 5 giugno 2004 nella festa tanto attesa. Che ricordi hai della gara con il Como e quali emozioni ti rievoca pensando siano passati vent’anni? “Era una bolgia incredibile, una giornata indimenticabile. Non soltanto allo stadio: ricordo il fiume di persone che ci ha accompagnato dall’Hotel Royal al “Celeste”. Quando sono entrato in campo era tutto giallorosso, stupendo”.

Alessandro Parisi
Alessandro Parisi con la maglia del Messina

Avevi qualche problema fisico, eri in dubbio fino all’ultimo, eppure giocasti quella sera segnando il terzo gol su punizione. Volevi esserci a tutti i costi dopo quel campionato da urlo. “Non mi allenavo da una settimana. Ero in dubbio dopo uno stiramento. Avevo detto al mister che non ce la facevo. Mutti mi disse di andare tranquillo, che ci sarei riuscito anche con una gamba sola. Ho giocato lo stesso e il gol è stato il coronamento di un’annata fantastica. Poi tra tante cose è stato anche l’ultimo gol del Celeste. Un onore entrare nella storia, era un museo per noi quello stadio”.

Punizioni, rigori, tiri da lontano, di potenza e precisione, Parisi diventò l’incubo dei portieri avversari. Dei 14 gol realizzati quale fu il più bello? “Ricordo la punizione di Cagliari, ma anche il gol in casa all’Atalanta e aggiungo poi quello in A contro il Siena. Tre gesti di cui anche io sono rimasto colpito. Mi stupisco ancora oggi a rivederli”.

Prodezze che valsero il soprannome di “Roberto Carlos dello Stretto”, tanto belle da valere il paragone col fenomeno brasiliano, top della corsia mancina. Quando nacque esattamente? “Fu coniato dalla gente, dalla tifoseria. Iniziai a segnare su punizione, mostrando caratteristiche che mi avvicinavano a quel mostro sacro, un fenomeno. Lo hanno tirato fuori ed era uno stimolo in più per fare meglio”.

Alessandro Parisi
Alessandro Parisi (foto Paolo Furrer)

Che gruppo era e quale fu il segreto? “Un gruppo di ragazzi che vivevano assieme dentro e fuori dal campo. Si è formato nel periodo negativo. Nelle prime giornate di campionato eravamo ultimi in classifica, ma c’erano un’umiltà incredibile e la voglia di reagire ad ogni avversità. Questo ci ha portato poi a fare sempre meglio, a volere sempre di più. Vincendo acquisimmo consapevolezza. Abbiamo dato tutti qualcosa in più, ci siamo completati come uomini e calciatori. Una crescita esponenziale”.

Dal campo alla panchina, lavorando nel settore giovanile della Fair Play Messina dopo le esperienze da responsabile del settore calcio del Cus Unime, poi al Camaro e, infine, guidando i nazionali Under 15 dell’Acr Messina e la Primavera. Cosa cerchi di trasmettere oggi ai tuoi ragazzi? Hai preso qualcosa di quel Mutti che vi condusse alla promozione? “Ogni allenatore ti lascia qualcosa. Lui era un tecnico che aveva capacità enormi di gestire lo spogliatoio e la squadra. Metteva tutti nelle condizioni ideali, trasmettendo serenità e fiducia. Il rapporto con i ragazzi e i giocatori è fondamentale, soprattutto con chi gioca meno”

Alessandro Parisi impegnato con la Fair Play Messina

Ti vedevi già con un futuro da tecnico ai tempi in cui giocavi? “È una parola grossa, sono un aspirante allenatore. Mi è sempre piaciuto, già crescendo sul campo, trasmettere ai ragazzi qualcosa per metterli nelle condizioni di fare bene, partendo dal rapporto umano. Ho sempre voluto allenare i giovani, ho una grande passione”.

Il premio di miglior allenatore tra le società dilettantistiche partecipanti al Torneo Internazionale 14ACB di Cairo Montenotte, dove i 2010 della Fair Play Messina hanno ben figurato, lo inorgoglisce e rappresenta per Alessandro Parisi un importante punto di partenza: “Qualche primo risultato sta arrivando anche se non si finisce mai di imparare. Ogni singolo premio e vittoria è una soddisfazione che ti porta a migliorare ogni giorno. Nelle prossime settimane peraltro inizio il corso Uefa A per arricchire ancora il mio bagaglio”.

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