Trionfale spedizione alle Paralimpiadi di Parigi per l’Italia pongistica del direttore tecnico Alessandro Arcigli, messinese, dal 2005 alla guida della Nazionale paralimpica di tennistavolo. Gli azzurri non vincevano una medaglia d’oro dal 1972 a Monaco di Baviera, con Rosa Sicari. Nella capitale francese gli atleti italiani si sono davvero superati, grazie ai due ori della pordenonese Giada Rossi in classe 1-2, superando in finale per 3-0 l’imbattibile cinese Liu Jung che si era imposta nelle ultime quattro edizioni dei Giochi, e del triestino Matteo Parenzan in classe 6, che ha dominato per 3-0 sul thailandese Rungroj Thainiyom. E poi i bronzi conquistati dalla faentina Carlotta Ragazzini in classe 3 e dal veronese Federico Falco in classe 1.
Intervistato dalla Fitet, Alessandro Arcigli ha commentato l’avventura alle Paralimpiadi, che termineranno oggi a Parigi con la cerimonia conclusiva, tracciando un bilancio per le quattro medaglie vinte: “Ero soddisfatto di quello che questi ragazzi hanno dato e danno quotidianamente da dieci anni a questa parte. Non è una partita vinta o persa che mi fa cambiare l’opinione su come lavoriamo e su come loro si applichino. Detto questo, è chiaro che volevo vincere e per andare in quella direzione in questi anni abbiamo anche normalizzato la sconfitta”. “Contiamo le medaglie – dice Arcigli – ma dobbiamo anche pesarle. In questo momento vincere è veramente difficile, molte nazioni investono cifre notevoli nel tennistavolo paralimpico, con una professionalità di giocatori, tecnici e staff che ormai non ha più nulla da invidiare al settore olimpico. In Italia riusciamo, con un’organizzazione e con una visione in prospettiva, a essere competitivi da un bel po’ di tempo. È ovvio che ciò che è successo alla South Paris Arena 4 non lo avrei non solo sperato, ma neppure sognato. Ammetto che abbiamo esagerato (ride, ndr)”.
Pensando alle medaglie d’oro di Giada Rossi e Matteo Parenzan l’emozione è grande: “Giada in passato ha perso la finale agli Europei, la semifinale ai Mondiali e i quarti di finale alle Paralimpiadi, che non avrebbe dovuto perdere, però fa parte del gioco. L’ultima volta aveva perso nettamente contro la cinese Liu Jing, che ha battuto in finale a Parigi. Ha imparato come comportarsi in quelle situazioni e l’esperienza le è servita. Matteo a Tokyo era stato superato nelle due partite del girone per 3-0 e dopo soli tre anni si è aggiudicato le Paralimpiadi, senza perdere neppure un set. Nel frattempo è diventato un uomo e un atleta vero e si è allenato per far sì che ciò che non aveva funzionato in Giappone andasse bene a Parigi”.