17.2 C
Messina

Orlandina, alla scoperta del tecnico Giulio Griccioli. “Per me si tratta di una grande opportunità”

La pallacanestro è di certo tra gli sport più belli al mondo, è spettacolare e mai banale, e alla sirena finale, puoi scommetterci, torni sempre a casa con qualcosa in più. Merito delle norme del gioco e del talento degli interpreti certo, ma anche dello spessore di chi ne è parte attiva. La rubrica Who’s rappresenta l’occasione migliore per  entrare nel profondo dei protagonisti della domenica sera. Quei personaggi che, corazzati di tute e divise ufficiali, non lasciano trasparire spesso la simpatia travolgente, personalità interessanti e valori che trascendono lo sport. Il primo appuntamento è con il nostro coach Giulio Griccioli, un uomo umile, ma sicuro, orgoglioso delle proprie radici, ma pronto a vivere a pieno le nuove avventure.
Sabato pomeriggio probabilmente parte della sua attenzione è stata catturata dal Palio di Siena, per 9 anni, infatti, è stato “alfiere” (sbandieratore) della Nobile Contrada del Nicchio, come testimonia la foto che Giulio l’allenatore paladino ci ha gentilmente concesso di pubblicare, ma dalla chiamata del Presidente Sindoni si è calato totalmente nell’universo orlandino. Un senese doc oggi a Capo d’Orlando, dove ha portato con sé il carico delle sue esperienze e passioni, che di certo arricchirà nella nostra splendida cittadina.
Chi è Giulio?
“Sono una persona alla mano, vivo profondamente la mia famiglia ed i miei amici di sempre. Credo di essere un tipo allegro e, senza dubbio, sono aperto e sincero”.

Collage di foto di coach Griccioli
Collage di foto di coach Griccioli

Se non ci fosse stato il basket, dove saresti e cosa avresti voluto o potuto fare?
“Il basket professionistico è arrivato strada facendo quasi per caso. Da piccolo avrei voluto fare il diplomatico, in realtà proseguendo ho studiato giurisprudenza e avrei dovuto praticare da avvocato. nulla di eclatante quindi, ma nulla a che vedere con cosa poi mi sono trovato fare davvero”.
Torniamo all’inizio della carriera. Cosa ti ha spinto a fare l’allenatore di pallacanestro?
“Una grande passione che mi è stata trasmessa da mio padre che amava questo sport pur non avendolo mai praticato. Prima della fine degli juniores fu facile accorgersi che non avrei potuto fare il giocatore, se non a basso livello, così decisi di iniziare a dare una mano in palestra coi più piccoli. Mi piacque e alla fine del percorso giovanile ho smesso completamente di giocare (e non ho più fatto neanche una partita) ed ho iniziato ad allenare. Tutto ciò anche se un vecchio dirigente senese, che adesso non c’è più, mi suggerì di non intraprendere la carriera di allenatore… adesso sono sicuro che sarebbe orgoglioso di me”.
C’è qualcuno a cui vuoi dire grazie? Perché?

Giulio Griccioli ai tempi dell'esperienza a Casale Monferrato
Giulio Griccioli ai tempi dell’esperienza a Casale Monferrato

“Le persone da ringraziare sarebbero tante. Quando segui un percorso, in molti possono credere in te, darti delle occasioni da cogliere, come quella che mi sta dando Enzo Sindoni a Capo d’Orlando. Ma non voglio far torto a nessuno e quindi ringrazio i miei genitori che mi hanno spinto a coltivare una passione senza vederne uno sbocco immediato, mia moglie (e naturalmente i miei figli) che da “profana” si è appassionata alla pallacanestro e sopporta assieme a me il peso della lontananza, e da sola quello della famiglia. Io anche se m’impegno a dare una mano, sono lontano”.
Qual è l’insegnamento più importante ottenuto tramite la pallacanestro?
“Che le sconfitte, anche se meno ne rimedi meglio è, sono inevitabili nello sport come nella vita, ma possono col tempo diventare dolci come le vittorie. In sintesi, non mollare mai e credere nelle proprie forze, perché ci sono ostacoli anche più grandi di te, ma prima si affrontano, poi si può dire che sono davvero più grandi, e non è detto che riprovandoci non si superino”.
Segui o pratichi altri sport? Quali e cosa ti piace di ognuno di essi.
“Mi piacciono quasi tutti gli sport! Da piccolo avevo un libro che s’intitolava “tutti gli sport del mondo”, conosco le regole di molti di essi e ne seguo il più possibile, anche se nessuno in maniera particolare, dal ciclismo, all’atletica leggera, al tennis, lo sci, palla a volo, rugby, Football americano, baseball, un po’ anche il calcio, ma meno di quando ero ragazzino. Tutti hanno una loro peculiarità: forza fisica, atletismo, tattica, sofferenza, fatica, questo rende ogni sport bello ed appassionante. Ho sempre sciato fin da piccolo, il lavoro poi è diventato incompatibile con la stagione delle nevi, ora gioco a tennis e mi piace anche andare a cavallo”.
Quali sono le tue passioni o i tuoi hobby oltre la pallacanestro? In quali momenti preferisci dedicarti a una piuttosto che a un’altra? Perché?
“Uno dei miei difetti è quello di farmi assorbire totalmente da ciò che faccio. Ad esempio, mi piace leggere, ma il tempo che ho a disposizione fuori dal basket è totalmente assorbito dai miei figli e da mia moglie, quindi hobby pochi…sport a parte!”.
Sei scaramantico? Se si, hai un rituale pre/post gara? Possiamo sapere quale?
“Non sono scaramantico, ma non te lo dico ugualmente…perché sono scaramantico!”
Sei un tipo impulsivo o riflessivo?
“Dipende… un mix tra l’impulsivo e il riflessivo direi…esiste? L’allenatore è un artista…”
Per te l’Orlandina è..?
“Sicuramente una grande occasione professionale. Ma spero che diventi una seconda casa, a me piace sentirmi parte attiva del posto in cui mi trasferisco, membro della comunità che vado a difendere sul campo di pallacanestro. Prima di essere un lavoro è una passione e come tale mi piace viverla”.
Il tuo piatto preferito?
“Tutti i tipi di pasta… ma anche il pesce!”
Provata la cucina siciliana? Della gastronomia sicula cosa ti piace di più?
“Non ho provato certo tutto, ma quando mi sposto per lavoro o turismo cerco sempre di vivere il luogo in cui vado e la tavola aiuta a farlo. Pasta alla Norma, Pasta con le sarde, con le melanzane e pomodori secchi, cannoli e le fantastiche granite… ma spero di assaggiare molto altro ancora. Della cucina sicula, ma del sud in generale mi piace il mix che c’è in molti piatti tra semplicità ed elaborazione, o meglio, che poi forse è lo stesso, la capacità di rendere semplici delle cose elaborate”.
Come ti trovi ai fornelli? Il tuo cavallo di battaglia?
“I fornelli sono una passione di famiglia, a casa papà e mamma si dividevano equamente i meriti in cucina. Se ne devo dire uno, direi vermicelli alle vongole veraci!”

I dirigenti dell'Upea Orlandina
Lo staff dirigenziale dell’Upea Orlandina

Il luogo che ami di più?
“Sono molto legato a Siena…casa mia, il rione dove abito da una vita e dove ho i ricordi di una vita. La mia città, come per molti altri, nasce dentro di te, cresce dentro di te e non ti abbandona mai, fino a volte a diventare un cosmo in scala della realtà in cui vivi. Nel mondo di oggi, globalizzato ai massimi livelli, avere radici è un aspetto importante, non deve, però, diventare un freno”.
Colli senesi o coste orlandine?
“Sono due cose completamente diverse ma bellissime! Amo il mare (mio nonno era comandante di vascello) ed una delle fortune del mio lavoro è che potrò godermele entrambe. Un bel privilegio direi”.
Canzone preferita?
“Potrei elencarne tantissime… Scremando, facendo una fatica bestiale, posso arrivare a due artisti, uno italiano ed uno straniero: Vasco Rossi e gli U2, ma adoro tutto il rock anni ‘70/’80…è durissima scegliere”.
Cosa ne pensi delle nuove tecnologie di comunicazione? Passi tanto tempo su internet? Se si, come?
“Finché non ti rendono schiavo, sei tu ad usarle e non a venire da loro usato, sono un modo eccezionale di vivere il nostro tempo. Certo che girare per la strada e vedere solo persone con gli occhi bassi sul cellulare non mi fa piacere, è alienante. Su internet passo molto tempo per lavoro, per restare informato e aggiornato, mi aiuta a tenere contatti con gli amici e con la mia banca ad esempio”.
Cosa ti fa veramente felice e cosa ti manda in bestia?
“Sono felice quando le persone intorno a me lo sono, quando faccio qualcosa che rende gli altri felici oltre a me, è il massimo. Invece non sopporto la falsità, per me il tradimento di qualsiasi grado della mia fiducia è gravissimo, ed il sopruso, sono due cose che mi mandano veramente su tutte le furie. Per riallacciarsi ad una delle domande precedenti in questi casi sono tutt’altro che diplomatico nell’affrontare la questione”.
Il motto cui t’ispiri o nel quale t’identifichi.
“Concedimene due: “Per aspera ad astra” (“la via che porta alle stelle è piena di ostacoli”) e “Semel in anno licet insanire” (“una volta all’anno è lecito uscire dagli schemi”).
Chiudiamo con le due frasi di Giulio a cui facciamo un grosso in bocca al lupo.
“Portaci tra le stelle coach!”

BREVI

Calcio - Lega Pro

POTRESTI ESSERTI PERSO