“Non giocherò e probabilmente mi verrà risparmiato anche il viaggio. Un’autentica disdetta. Ci tenevo molto a essere in campo sabato al Pianella, anche perché l’anno di Milano nel tempio canturino non ho praticamente messo piede sul parquet. Mi sarebbe piaciuto davvero tanto rivivere quell’intensa emozione”. Niente da fare, invece: Gianluca Basile si è dovuto arrendere a un infortunio, più precisamente a una lesione muscolare nella zona del gluteo.
E allora, Baso?
“Dovrò star fermo qualche settimana. La mia stagione potrebbe essere finita qui. E chissà se mi ricapiterà più di tornare al Pianella da giocatore”.
Visto che lei da Capo d’Orlando non si muoverà, sono due le condizioni imprescindibil: che l’Upea resti in A e che lei non si ritiri…
“Punto primo: tutti danno Caserta già retrocessa ma finché non ci sarà la certezza dobbiamo restare in campana. Ci ricordiamo come l’anno scorso Pesaro beffò Montegranaro? Punto secondo: vero, dalla Sicilia non mi sposterò più per diversi anni. Che giochi o meno, anche perché il mare e la pesca mi tirano su il morale”.
Perché smettere?
“Perché non è più il mio basket, perché non c’è più l’idea che si giochi a pallacanestro, perché l’80% dei canestri è frutto d’invenzione e di estemporaneità, non più di schemi e gioco di squadra, perché la scuola europea sta tramontando soppiantata da quella americana, perché a 40 anni non sono più nelle condizioni di mettere pressione sulla società suggerendo la linea”.
Ok, può bastare
“No, c’è dell’altro. Perché ho un’etica del lavoro troppo alta rispetto al fisico che mi ritrovo in questo momento. Perché non so cosa significhi gestirsi e così se non sei al 100% in questo basket squisitamente atletico diventa impossibile competere. Perchè…”
Basta e avanza. Fermo lì. Perché, invece, continuare la carriera?
“Perché dopo essere caduto nella depressione più totale sino alle prime giornate di ritorno, prima di questo infortunio stavo ritrovando gli stimoli”.
Com’è accaduto?
“Entravo in campo e mi sistemavo in un angolo in attesa di un pallone che ricevevo saltuariamente perché gli schemi erano un optional. E questa situazione la vivevo male. Dopo l’ennesima sconfitta e i primi fischi del nostro pubblico, il club ha deciso di dare una svolta”.
In che senso?
“Eravamo a un punto di non ritorno e si sono operati tagli drastici nel roster, con gli italiani che hanno preso più potere. E sono subito arrivate le vittorie a Caserta e ad Avellino. Inattese, ma che potrebbero valere la salvezza. E ce la siamo giocata con tutti anche quando si è perso”.
Tornando a bomba non è che lei non si farà vedere al Pianella perché teme che il Panda le possa mettere le mani addosso?
“Non scherziamo, ho molto rispetto per un giocatore del genere”.
Come giudica l’operazione Metta World Peace a Cantù?
“A livello di marketing stravinta, direi. Un colpo senza eguali. E in effetti i riscontri sono sotto gli occhi di tutti. Bravi, dunque, quelli di Cantù ad aver avuto il coraggio di cavalcare questa opportunità”.
E poi?
“L’ideale per riaccendere l’entusiasmo in un ambiente un po’deluso. Ma se riduci il budget ci può stare di avere qualche difficoltà anche se la gente, abituata alla vetrina dellestagioniprecedenti,fafatica ad accettarlo. Questa è un’autentica scossa all’ambiente”.
Le ricadute sulla squadra?
“Il rendimento di Hollis non era granché e se devo tenere uno che non mi dà niente posso anche pensare di rischiare. World Peace non mi sembra ancora in forma e contro Pistoia l’ho visto forzare alcune situazioni, ma premesso che certo farà meglio di chi l’ha preceduto, sospendo il giudizio. Di sicuro ha la mentalità vincente e lo si è subito notato. In un mese deve capire come qui effettivamente funziona e comprendere ciò che da lui ha bisogno Cantù. Dopodiché potrebbero essere guai. Sì, ma per gli altri”.
Intervista di Fabio Cavagna-La Provincia