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Orlandina, Basile: “Il mio segreto? La pesca”

A 40 anni l’ex Barca è proteso verso la salvezza con Capo d’Orlando: “Il mare mi aiuta. E vorrei continuare…”

Trentaquattro minuti sul parquet Gianluca Basile non li faceva dalla stagione 2007-08, quando giocava in Spagna a Barcellona. Domenica sera, dopo il successo della sua Capo d’Orlando a Caserta che ha praticamente significato la salvezza per i siciliani, in sala stampa gliel’hanno fatto notare. “Dai, non me lo ricordate altrimenti svengo…”. Trentaquattro minuti, dicevamo, con 3/4 nelle triple e ben sette assist. Se sommiamo anche la precedente gara (anche questa vinta), in trasferta ad Avellino, fanno 6/7 sempre dai 6,75. Non male, per uno che il 24 gennaio ha compiuto 40 anni. “Se gli togliete le trasferte in treno rende ancora di più”, scherza il tecnico dell’Upea, Giulio Griccioli.
TRASFERTE Già, il treno. Uscita dal Palamaggiò, la squadra si è diretta alla stazione di Napoli Centrale, dove alle 23.53 l’aspettava un bell’Intercity notte che sarebbe arrivato a Capo d’Orlando alle 7.39. Che tradotto meglio significa quasi otto ore di viaggio. “Sono arrivato troppo stanco, racconta il Baso, purtroppo con le trasferte è sempre così, se siamo lontano da tutto non ci possiamo far nulla. Sarei uscito a pesca, era la giornata ideale”. La pesca, la sua passione. Qui non sbaglia un colpo, tipo come quando si esibisce coi tiri ignoranti il cui significato viene perfino spiegato da Wikipedia nella sua scheda (“con tale termine si identifica un particolare tiro da tre punti della pallacanestro preso in situazioni di emergenza, estremamente forzato, in precario equilibro e con più avversari addosso. O, più generalmente, un tiro “senza coscienza”).

Basile in azione a Caserta
Basile in azione a Caserta

Sentitelo come è acculturato. “Mi diverto come un pazzo a pescare, spiega, col mio gommone vado alla grande. Il 21 gennaio ho tirato su due lampughe, una di 5 chili e l’altra di 4: che soddisfazione. Il mare di Capo d’Orlando è fantastico, i totani si prendono tutto l’anno, per i calamari bisogna spingersi un po’ oltre. A inizio maggio invece è il turno dei tonni, anche se c’è il divieto. Dopo l’ultima esperienza di Milano mi sono detto: “Basta, ora vivo come dico io”, e qui a Capo d’Orlando è un sogno. E la mia seconda stagione in Sicilia, la famiglia mi ha seguito: mia moglie Nunzia, e le tre figlie Alessia, Federica e Manuela, di 15, 11 e 9 anni”. In città in effetti è un re, il sindaco Enzo Sindoni è anche il proprietario-presidente della squadra. E si sussurra che dopo aver trovato casa in centro, a 50 metri dal mare, il Baso si sia lamentato (a mò di battuta) perché la fermata del bus per accompagnare le figlie a scuola alla mattina si trovava abbastanza distante. Detto, fatto e la fermata è stata magicamente spostata sotto casa.
ANGOLINO L’inizio di questa stagione, però, non è stato dei migliori. “Sì, l’avevo presa male, il basket che si giocava non mi piaceva proprio più, troppi americani che ti condizionano e gestirli non è affatto facile. Hanno una diversa mentalità, capire il gioco europeo è complesso e alla fine loro se ne approfittano. Così, mi capitava di trovarmi in un angolino del campo in attesa di un pallone che non arrivava mai. Freeman è un talento incredibile, ma giocava solo uno contro uno. Andato via lui, sarà un caso ma abbiamo trovato subito due successi, oggi siamo tutti dei punti di riferimento. E io posso tornare a divertirmi e offrire quella conoscenza del basket che ho acquisito nella mia carriera. Alla mia età non posso competere con gli altri fisicamente, devo far viaggiare la mente. Comunque, la salvezza se arriverà sarà un capolavoro: tutti ci davano spacciati”.
FARE IL TECNICO? MAI Prima dell’inizio di questo campionato, Basile proprio alla Gazzetta aveva detto che per i suoi 40 anni si sarebbe aspettato “La conferma che sono bollito e che è ora di andare in pensione”. Dopo sei mesi, sembra proprio che nessuna delle due si siano verificate. E quindi? Un altro pensierino per andare avanti lo facciamo? “Avrei voluto smettere sul serio – ride – ora quest’ultimo mese mi ha rivitalizzato. Sì, mi piacerebbe continuare un altro anno, però non posso imporre nulla alla società. Se si potrà fare compatibilmente con le loro idee, bene. Altrimenti me ne farò una ragione. Di sicuro, non farò mai l’allenatore. Troppo stress, troppi incasinamenti. Avete visto Pozzecco? Magari resto qui solo per pescare, o me ne torno in Sardegna o nella mia Puglia”. Per chiudere, due parole sulla Nazionale: è stato tra i protagonisti dell’ultima medaglia azzurra, l’argento all’Olimpiade di Atene 2004. “Se all’Europeo vengono tutti e quattro gli Nba sarà una grande squadra, conclude. E su Datome credo proprio che lo vedremo tornare in Europa, lui non è tipo da giocare così poco: scommettiamo?”.

La gioia di Basile e Pecile a fine gara
La gioia di Basile e Pecile a fine gara


Intervista di Mario Canfora-Gazzetta.it

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