Anche la settimana pre-derby è stata caratterizzata da contatti e trattative, ma questa volta l’ACR Messina ha preferito tenere offerte e scenari futuri sotto la sabbia. Troppo importante e troppo attesa la sfida con gli amaranto per far trapelare ulteriori dettagli e offrire motivi di distrazione alla squadra. Precauzioni che sul campo si sono rivelate inutili, considerato il calo dei giallorossi nella ripresa e la cocente sconfitta maturata al “Granillo”, con alcuni gruppi del tifo organizzato che hanno già manifestato il loro malcontento.
Ma adesso, con la sfida alla Virtus Francavilla e la necessità di un ritorno sul mercato sullo sfondo, le questioni societarie tornano d’attualità, anche perché il gruppo Proto e la cordata laziale rappresentata da Carabellò hanno presentato due nuove offerte. L’imprenditore ennese ha rivisto la proposta formalizzata ufficialmente qualche settimana fa, scaglionando in tre tranches la contropartita di 500.000 € che secondo quanto previsto nella prima manifestazione d’interesse sarebbe stata versata soltanto a promozione in B ottenuta, in pratica da qui a tre anni, sempre che l’obiettivo fosse stato raggiunto sul serio.
Nella proposta “bis” invece, a Stracuzzi e soci è stato prospettato l’immediato versamento di 50.000 € in cambio del 100% delle quote, la corresponsione di altri 200.000 € per sostenere i “costi vivi”, ovvero stipendi e contributi di luglio e agosto, da onorare quindi entro il 15 ottobre, e di ulteriori 250.000 €, una volta ottenuto il salto di categoria tra i cadetti.
Anche in questo caso, il Messina ha risposto “picche”. Gli attuali dirigenti non sono disponibili infatti a cedere più del 50% del pacchetto azionario in loro possesso né vedono di buon occhio il vincolo del versamento di metà del corrispettivo all’ottenimento di risultati sportivi, che non rappresentano mai una certezza neppure per i club più facoltosi e ambiziosi, come sanno bene il Benevento, il Lecce e il Foggia, giusto per citare società che per anni non hanno centrato quelle promozioni che sulla carta erano alla portata di investimenti effettuati e organici allestiti (i campani ci sono riusciti solo dopo un decennio).
Nel frattempo è andata avanti anche la trattativa con la cordata capitolina, rappresentata dall’ex dirigente del FC Messina Giovanni Carabellò. Venerdì scorso è stata addirittura raggiunta un’intesa di massima per la cessione del 40% delle quote, in cambio di un corrispettivo cash di 250.000 €. Un’offerta ritenuta più congrua rispetto a quella di Proto. Per suggellare l’accordo si attendeva soltanto il relativo bonifico ma, essendo già trascorse più di 72 ore invano, l’impressione concreta è che il gruppo laziale abbia già fatto retromarcia.
Motivo per il quale prosegue e si intensificherà invece il dialogo con l’ex presidente dell’Atletico Catania, che avrà buone possibilità di portare a compimento l’operazione se accetterà finalmente di fare il suo ingresso in società gradualmente, affiancando almeno in una prima fase gli attuali soci. Ad agevolare il parziale passaggio di consegne anche le transazioni formalizzate negli ultimi giorni con alcuni degli storici creditori del club, che danno nuove certezze su un monte debitorio già parzialmente abbattuto. Non sarà comunque un passaggio indolore, dal momento che potrebbero registrarsi consistenti novità in un organigramma già stravolto a più riprese nel corso dell’estate.
L’auspicio è che sia la volta buona, anche perché quattordici trasferimenti di quote in sette anni fotografano già al meglio la schizofrenia che ha caratterizzato le gestioni dell’ACR Messina, nato da una costola del FC nell’ormai famosa asta fallimentare del marzo 2009 ed ancora alla ricerca di quella solidità che è la base che può consentire di centrare risultati ambiziosi sul campo.