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Nino Nicosia più longevo di Pierobon: a 54 anni pronto al debutto stagionale tra i pali del Pistunina

A quasi 54 anni e 8 mesi (ne festeggerà 55 anni il prossimo 10 agosto) ha ancora tantissima voglia di giocare e così sta per tornare a difendere i pali del Pistunina, inanellando la sua ormai consueta presenza di fine stagione, in occasione della trasferta conclusiva in casa della Castelbuonese (girone B di Promozione). Il personaggio in questione è Nino Nicosia, dal 1990/91 giocatore, dirigente e sponsor del club messinese, pronto a rimettersi i guantoni dopo l’ultima apparizione risale ad un anno fa, in occasione del match interno con il S.Sebastiano.
Approfittiamo quindi della circostanza, per conoscerlo meglio facendoci raccontare qualche aneddoto della sua lunga vita dedicata al calcio. “Posso dire innanzitutto che l’età non mi pesa affatto e ho ancora tantissimo entusiasmo”- esordisce -.  Un raffronto con i giovani di oggi? Non hanno voglia di allenarsi e la mentalità di mettersi in gioco affrontando un ruolo delicato, come quello del portiere, che richiede la massima concentrazione dato che un suo errore può costare la sconfitta”.
Nicosia è uno dei “veterani” del Pistunina “legato da rapporti di fratellanza con tutti, in particolare col nucleo storico del club (su tutti il presidente Salvatore Velardo) e con il mister Nello Miano”.

Nicosia mentre sgobba sul campo d'allenamento del
Nicosia mentre sgobba sul campo d’allenamento del “Messina Sud” (scatto di R.S.)

Peraltro è uno dei superstiti della precedente esperienza in Promozione vissuta nel 2000/01, ai tempi in cui il timoniere della società era il “presidentissimo” Mimmo Velardo, padre dell’attuale presidente Salvatore. Di quella formazione facevano parte anche i vari Saija (attuale vicepresidente), Pinizzotto, Coluccio (dirigenti dell’attuale sodalizio), Fazio, Mobilia, Parlato e via discorrendo.

Ma il buon Nino si fa ben benvolere anche dagli avversari, e non di rado si cala nelle vesti di “paciere” in quelle rare circostanze in cui c’è necessità di stemperare gli animi. ”In campo calcistico non ho mai avuto screzi con nessuno e preferisco non averne, non solo per mia indole ma anche perché ho un’immagine e una credibilità da tutelare: nella vita di tutti i giorni sono infatti titolare di un’attività commerciale (il noto ristorante “Il Picchio”, sito a Galati Marina, ndr).
Si può dire comunque che il Pistunina era proprio nel tuo destino?
Proprio così, lo incrociai per la prima volta da avversario a fine anni ottanta. Ero portiere del Casalvecchio e vincemmo sul loro campo per una rete a zero. Si trattò della loro unica sconfitta stagionale ma, ciò malgrado, loro conquistarono comunque la serie superiore”.

Il ricordo più bello da atleta del Pistunina? “Senz’altro lo spareggio per il salto in Prima Categoria, vinto sul Giustra nella stagione 1995/96 per 1 a 0, grazie a un gol siglato da Pippo Conti”.

Ma tu hai avuto trascorsi da calciatore anche a buoni livelli..
Sono cresciuto nell’Acr Messina debuttando in Serie C a soli 16 anni, ai tempi di Musa e Jovenitti, e ottenendo anche una convocazionenella nazionale semiprofessionisti di Serie C. Poi, a 18 anni, litigai (strano ma vero, ndr) con l’allora presidente del Messina Presti e venni ceduto in prestito alla Tiger, nel torneo di Promozione che allora quasi al livello della Serie . Insomma niente a che vedere con la qualità scadente di adesso. Sono rimasto tre mesi a Brolo, per poi rientrare all’Acr dove a 20 anni feci anche una panchina in prima squadra, in Serie C, in occasione del match di Cosenza. In seguito sono andato via dal Messina militando tra i dilettanti con squadre allora di un certo livello come Saponara Casalvecchio e S.Teresa”.
Rimpianti?
Qualcuno sì: nel 1977, all’età di 18 anni, sostenni e superai un provino con il Torino, al “Combi”, ma la mia cessione al sodalizio granata non andò in porto: per il mio cartellino l’Acr chiese ben 36 milioni di lire. Forse perché volevano rientrare in parte dei 30 milioni spesi per acquistare De Bellis. Ricordo ancora, come fosse ieri, che mi presentai sull’erba del glorioso stadio “Combi”, io che sino ad allora avevo visto solo campi di periferia in terra battuta, con la maglietta verde e i pantaloncini neri preparatimi dall’indimenticabile Ciccio Currò. Erano questi i miei unici indumenti, in mezzo a tanta gente munita di parastinchi e paragomiti”.
Altre soddisfazioni?
A 12 anni sono stato a Pompei, assieme alla selezione siciliana, nel torneo Ottorino Barassi; a Taranto ho vinto la medaglia di bronzo con la rappresentativa siciliana Giovanissimi. Da allora, sono stato convocato in tutte le rappresentative sino a 16 anni e ho avuto il piacere di conoscere -tra gli altri- Michelangelo Rampulla“.

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