Vincenzo Nibali si appresta a chiudere il Giro d’Italia, l’ultimo di una straordinaria carriera costellata di successi, che lo hanno consacrato tra le icone di questo sport. E lo farà ancora una volta da protagonista, ai piedi del podio, seppure distanziato dall’australiano Jai Hindley, che ha sopravanzato proprio nella penultima tappa sulle Dolomiti l’ecuadoriano Richard Carapaz e tenuto a distanza lo spagnolo Mikel Landa.
Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, lo “squalo dello Stretto” ha commentato la sua ultima fatica e stilato un bilancio della sua corsa rosa, priva di particolari sussulti ma caratterizzata comunque dalla regolarità e dalla costanza che hanno consentito al portacolori dell’Astana di conquistare quattro grandi corse a tappe e alcune delle Classiche più ambite. “La presentazione sul palco della mattina è stata davvero emozionante, qualcosa di magico. L’ovazione del pubblico soltanto l’ultima di queste settimane. Ho visto tantissima gente, è la magia del Giro d’Italia”.
“Per me era l’ultima tappa molto dura nella storia di questa corsa, considerato che come ho annunciato è anche l’ultimo che corro. Cercavo magari una vittoria di tappa, ma alla fine mi sono ritrovato a fare classifica dopo un avvio molto difficile. Piano piano, giorno dopo giorno, sono riuscito a recuperare posizioni. Avere chiuso quarto sulla Marmolada è un grande risultato per me, una grandissima soddisfazione. Avevo l’ambizione di fare qualcosa in più ma sono molto contento anche perché in questi ultimi due anni sono ripartito da zero”. Un riferimento alla frattura del polso che lo ha condizionato alla vigilia del Giro 2021 e al Covid e a un virus che lo hanno debilitato nei mesi scorsi. Anche nelle grandi carriere c’è sempre spazio per la sfortuna, come dimostra soprattutto la caduta a Rio, che ha privato Nibali di una storica medaglia d’oro olimpica.
L’addio a fine anno, però, resta confermato: “Dopo la fatica che ho fatto oggi non ci ripenso assolutamente! C’è tanta stanchezza, si è fatta sentire, non ho avuto davvero il tempo di pensare a quello che significa ritirarsi. La Marmolada non è mai stata la mia salita preferita. La strada è larga, non hai idea della pendenza, non ti lascia respiro. Mi sono concentrato sul mio ritmo, andando su senza prendere troppo distacco dagli avversari. Dopo venti giorni c’è ancora la crono di domenica: ci vuole un po’ di concentrazione e di recupero fisico”.