Nibali è un patrimonio: va valorizzato e coccolato. Il Giro rientrava in Italia dopo i primi tre giorni in Olanda. La quarta tappa è quella più a Sud: partenza da Catanzaro e arrivo a Praia a Mare dopo 200 km. La stella della corsa rosa è Vincenzo.
Ogni passo, ogni pedalata del campione messinese è supervisionato dai media e seguito con grande attenzione dai tifosi. Il pubblico è sempre entusiasta quando scorge il fuoriclasse della Astana, in tanti sarebbero disposti a fare carte false per avere un suo autografo o per scattare una foto ricordo. Tutto questo stride con l’atteggiamento di una sempre più “comatosa” Messina. La città dello Stretto non riesce a destarsi dal letargo in cui è caduta ormai da anni, restando a sonnecchiare anche quando ci sarebbe da valorizzare le proprie eccellenze.
Catanzaro dista poco più di cento chilometri e la partenza “italiana” del Giro sarebbe stata un’ottima occasione per sostenere moralmente il nostro illustre concittadino, ma il messinese ha preferito restare a letto o seduto sul divano a “cuttigghiare” sui mille problemi irrisolti della città, non promuovendo una delle sue poche icone nel mondo, peraltro candidata al bis dopo lo strepitoso trionfo del 2013.
A tifare Nibali a Catanzaro erano in pochissimi: mamma e papà, qualche giornalista e soltanto qualche sparuto tifoso. Da segnalare la presenza di un gruppo di piccoli atleti della formazione messinese che porta il nome dello “squalo dello Stretto”. Nessun’altro. Tutto questo il nostro illustre cittadino non lo merita. La mediocrità di Messina ancora una volta ha avuto la meglio.