Da Messina ai grandi traguardi che lo rendono oggi tra i campioni più importanti del panorama sportivo, italiano e internazionale. Vincenzo Nibali, intervenuto a Tutti Convocati su Radio 24, ha scherzato a lungo raccontando gli inizi sulle due ruote e il legame con la sua terra: “Da piccolo ero un teppista, ero iperattivo, mio papà mi portava in bici quando ero sfinito. Perché sono amante delle macchine fotografiche? A quei tempi mio padre aprì una bottega, che ha ancora. Si andava alle corse per fare le foto ai ciclisti amatori che poi rivendevamo e ovviamente le scattava anche quando correvo io. Era proprio il lavoro di famiglia più che una passione”.
Curioso anche un altro retroscena, riservato sempre al papà Salvatore: “Mio papà è un grande appassionato, va in bici tutti i giorni, ma lui al Giro sarà venuto tre volte ed è stato al Tour soltanto a Parigi. Nonostante abbia due figli professionisti, le gare le ha sempre seguite in tv”.
Cosa manca oggi a Vincenzo Nibali della Sicilia? “Gli affetti e il mare che cambia continuamente a Messina. Non è la solita vista che hai tutti i giorni, ma un paesaggio che muta sempre: con lo Stretto è tutto molto particolare. Un giorno c’è calma piatta, in un altro vedi una nave da crociera, questo mi manca tanto. Poi il calore della Sicilia è difficile da poter spiegare, così come i profumi. Mi piace sempre tornare quando ho l’occasione. Dalla mia città natale sono andato via a quindici anni: ho sempre viaggiato, trovando stabilità soltanto negli ultimi otto, ma quella è sempre la mia casa”.
Da uomo di punta della Trek-Segafredo, sul nuovo possibile calendario del ciclismo, dopo lo stop e gli stravolgimenti a causa del Covid-19, non sprizza invece felicità: “Molte cose non vanno bene, ma subirà ancora cambiamenti. Non è facile inserire tanti eventi in poco più di tre mesi anziché in nove. Bisogna privilegiare le corse d’eccellenza, mentre quelle più piccole devono purtroppo adattarsi. Le squadre chiaramente si divideranno. Trovo però scandaloso che sia stato piazzato il campionato italiano a novembre. Se vinci il tricolore lo indossi soltanto due mesi sulla maglia? Non so quanto sia giusto e logico spostarlo in quella data. Ma è ancora una bozza, in corso troveremo dei cambiamenti. Almeno lo immagino e lo spero”.
Come e quando ripartire in sicurezza? Nibali freme e detta la strada: “E’ giusto prendere precauzioni per gli eventi sportivi, ma la ripartenza ci deve essere. Bene o male tutti gli Stati stanno ripartendo e qui in Svizzera oggi ho visto bar aperti. Non bisogna fare terrorismo su tutto. Il nostro pubblico è sempre stato bravo, pacato, eccetto alcune situazioni. Una ripartenza, con il pubblico a debita distanza che rispetti lo sport, credo si possa fare. Corse come il Giro ti permettono di seguirle anche sulla strada a distanza, più problematici sarebbero invece partenze, arrivi e passaggi in montagna. Se togli il pubblico in questi momenti il ciclismo soffre tanto, però è vero che il ciclismo si può seguire anche in tv”.
Quale sogno resta allo Squalo dello Stretto dopo aver trionfato nei tre grandi Giri? Vincenzo su questo aspetto non ha troppi dubbi: “Indossare la maglia di campione del mondo. Quest’anno erano in programma le Olimpiadi (rinviate al 2021, ndr), è normale che l’obiettivo ricada sul mondiale. Noi senior dell’Olimpiade ce la metteremo tutta per essere a Tokyo, faremo del nostro meglio”.