Incredulità, rabbia, speranza. Sono i sentimenti avvertiti, pure a distanza, dai protagonisti dell’ultima salvezza del Messina, che vive adesso un momento di grande incertezza. A parlare è il capitano Gianluca Musacci: “In questi giorni sento spesso i miei compagni, quasi ogni ora. Da lontano non riusciamo a capire bene cosa sta accadendo. Dopo un’annata così, in cui ci siamo fatti in quattro per centrare la permanenza, fa davvero male sentire che ci sono problemi e addirittura la possibilità di non iscriversi. Sarebbe un disastro, la viviamo con grande ansia”.
Il centrocampista viareggino non riesce a darsi pace: “Confido in Proto e nella dirigenza, che vuole tenere in vita la società, e auspichiamo l’aiuto del pubblico e dell’imprenditoria. Tutti devono dare un contributo per non lasciarci morire. Non esiste più il calcio di una volta, in cui bastava un presidente che investiva tutte le sue risorse, ora è cambiato tutto. Speriamo in una schiarita, anche il presidente Gravina si era esposto per noi”.
Il 30enne ex Empoli è peraltro uno dei sei calciatori legati all’ACR da un contratto pluriennale, insieme a De Vito, Rea, Berardi, Akrapovic e Madonia: “Credo che questo paradossalmente sia positivo per la società. Con così pochi contratti, non sono già esposti in vista dell’anno prossimo e potranno quindi decidere il nuovo budget senza vincoli particolari. Se proprio non si riuscirà ad alzare l’asticella, si potrà confermare il precedente. Lucarelli? Ci siamo sentiti, anche lui è in stand-by e incontrerà nuovamente la società. Il clima di incertezza non aiuta, ma confida in una svolta”.
Musacci non nasconde il proprio, legittimo, disappunto: “Spero di non restare spiazzato e per questo seguo con interesse quanto sta accadendo. Non ho parole, prego che tutto vada per il meglio, anche perché sarebbe il terzo fallimento in carriera dopo Parma e Padova. So cosa significa perdere il posto di lavoro, i calciatori non sono più dei privilegiati. Ormai un contratto pluriennale non conta più, soprattutto in Lega Pro. Ho una famiglia da mantenere e se la situazione dovesse precipitare avrò perso sei stipendi, considerando anche quello di giugno, e portato a casa solo quattro mensilità su dieci”.
Il centrocampista riconosce gli sforzi della sua società: “Senza Proto avremmo già chiuso a gennaio. La precedente proprietà stava smobilitando e io stavo per ritrovarmi a Taranto, dove mi sarebbe andata ancora peggio. In futuro auspico comunque controlli più severi in fase di iscrizione. Se si sa già che i club non rispetteranno gli accordi non bisogna chiudere un occhio. Meglio un torneo a cinquanta squadre, con società solide, che uno a sessanta, con difficoltà che emergono in corso d’opera”.
Il 30enne toscano ritiene che anche a Firenze vadano adottate determinate contromisure: “Il Parma aveva trecento giocatori sotto contratto prima di fare quella fine. Adesso tocca al Latina, per non parlare di Ancona e Maceratese. Le squadre devono dare in estate a Lega e Covisoc adeguate garanzie bancarie e di budget. I calciatori vanno pagati ogni mese, non solo in prossimità delle scadenze”. Proprio come sostenne ai nostri microfoni il presidente dell’Aic Damiano Tommasi.
Musacci sta seguendo anche i play-off, che stanno riservando sorprese: “Difficile dire chi arriverà in fondo. Avrei puntato sul Matera ma sono andate avanti Lucchese e Cosenza. Parma, Lecce e Alessandria erano le mie favorite. Il nostro è il girone più difficile e anche l’anno prossimo sarà il più competitivo, con il Trapani altra potenziale big. Sarà anche il più seguito dai tifosi, il che dà grandi stimoli. Al sud il tasso tecnico è superiore, non come al centro o al nord. A questo punto speriamo di poterlo giocare…”.