Un giovane di 17 anni, Giuseppe Milone, indicato come una promessa del ciclismo, è morto dopo essere stato investito da un furgone a Gualtieri Sicaminò, in provincia di Messina. Sono immediatamente intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco. I sanitari sono arrivati sul luogo dell’incidente con un elicottero del 118, ma non c’è stato nulla da fare per il ragazzo, che si stava allenando da solo e transitava in una zona in cui sono in corso i lavori di messa in sicurezza della strada comunale.
Milone era stato il più giovane “re dell’Etna”, il titolo conferitogli l’8 luglio scorso dal Parco ciclistico dell’Etna dopo avere percorso in mountain bike tutti e sei i versanti del vulcano totalizzando 205,6 km con 7mila metri di dislivello. Ancora una tragedia sulla strada quindi, ancora un ragazzo investito e ucciso da un veicolo. E ancora una tragedia che si abbatte, pesantissima, su Vincenzo Nibali.
Dopo Rosario Costa, investito e ucciso nel 2016 a Messina a 14 anni durante un allenamento, questa volta è morto Giuseppe, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, dove frequentava le scuole superiori. Entrambi correvano per la squadra che il campione messinese ha fondato nel 2015 nella sua terra per sostenere il ciclismo giovanile, per dare una speranza a tanti giovani che, come lui, vogliono inseguire un sogno a pedali.
La presidente del team è Rachele, la moglie dello “squalo dello Stretto”. Inevitabile il messaggio di cordoglio postato sui social dal Team Nibali: “Una tragedia che ci colpisce duramente. Non ci sono parole che potranno consolare il dolore. Ci stringiamo con affetto noi tutti alla tua famiglia. Raggiungi un nostro angelo che è già lassù. Ci piace ricordare i suoi sogni, l’intensità dei suoi occhi quando scopriva nuovi luoghi, il suo sorriso ogni volta che saltava in sella. Ci piace pensare che i suoi sogni vivranno nei nostri cuori. Sei stato esempio di vita e di coraggio per chi ti ha amato e conosciuto. Ciao Giuseppe”. Questa tragedia riaccende drammaticamente i riflettori sulla mancanza di sicurezza nelle strade, la vera emergenza del ciclismo. Non si può morire per una pedalata e per inseguire la passione.